Home » Documenti e Iniziative » Discussione del documento “Linee guida in previsione di un programma sui servizi sociali”
Daverio Cresce - 07-04-2021
Buonasera a tutti.
Io partirei proprio da questo documento che vi ho girato pensate che sia utile leggerlo? In ogni caso posso comunque condividerlo sullo schermo.
Se l’abbiamo già letto tutti magari interveniamo su quello che ci può interessare in modo più specifico volta per volta se siete d’accordo.
Questo documento si divide sostanzialmente in tre parti, una prima parte è quella dove si fa un discorso sulle modalità di approccio di un servizio sociale da parte del Comune; poi c’è una parte centrale che è legata proprio ad alcune tematiche e infine c’è la parte conclusiva dove si affronta il discorso delle aree verdi intese come luoghi dove possono andare sia gli anziani che i bambini che i disabili e la parte, sempre legata un po’ a questo discorso del sociale, degli orti urbani. Ecco queste sono diciamo le tre tematiche su cui si è sviluppato il documento per cui comincerei a sentire se ci sono delle richieste di chiarimento.
Io non avevo mai sentito parlare del Piano di zona, per esempio di quello non so assolutamente niente.
Allora brevemente, adesso non ricordo a che periodo risale la delega dal sistema sanitario delle ASL ai Comuni di tutta una serie di funzioni per svolgerle le quali si sono suddivisi i territori in zone, per esempio il nostro comprende Daverio, Crosio Della Valle, poi c’è Sumirago arriva fino a Carnago, Azzate, Buguggiate insomma tutta una serie di Comuni; poi ce n’è un altro per esempio che comprende Varese e lì c’è dentro Galliate Lombardo, insomma i Comuni sono divisi nelle varie zone.
Come funziona il Piano di zona?
Ha un minimo di struttura di personale, intanto si appoggia sui servizi sociali dei singoli comuni però da lì ricava anche del personale per tutta una serie di compiti da svolgere, in modo particolare quello che riguarda i servizi più delicati per esempio nei confronti dei disabili, nei confronti delle persone fragili, dei minori e che hanno problematiche di vario genere; si relaziona anche con i Tribunali che incaricano i Comuni di prendersi in carico minori per cui la famiglia non riesce ad affrontare le problematiche e magari vengono messi in comunità o in servizi diurni eccetera eccetera. C’è un’assemblea dei Sindaci che si riunisce periodicamente e che decide insieme ai tecnici come investire i fondi che sono assegnati e stabilisce dei programmi, dei progetti. Questo è il Piano di zona. Infatti, se ne fa cenno nel documento con un punto interrogativo nel senso che la materia dei Piani di zona è una materia abbastanza estranea a quella che è la funzione dell’ente locale in se stesso, cioè l’ente locale non ha quelle competenze che il piano di zona richiederebbe, quindi si deve avvalere di professionisti che fanno un po’ da interpreti diciamo tra la normativa e i Comuni, i Sindaci le Giunte eccetera.
Tra l’altro è una normativa che è abbastanza sempre in evoluzione quindi neanche facilissima da seguire; quindi il Piano di zona è un luogo dove si prendono alcune importanti decisioni che vengono condivise da parte dei Sindaci o dai loro rappresentanti e che hanno nei confronti della politica dei singoli Comuni un ruolo estremamente importante e anche decisionale su alcuni aspetti. Questo a grandi linee, poi naturalmente si dovrebbe approfondire meglio ma direi che per il momento potrebbe bastare questo.
Ci sono altre richieste di chiarimento?
Alberto scusa: Gestioni associate, Unione dei Comuni, si intende avere alcune azioni legate al programma che siano in comune anche con decisioni di altri Comuni in maniera da fare una cosa un po’ unita o non c’entra niente?
Sì, allora leggo la riflessione che veniva fatta in questo documento rispetto a questo problema parlando proprio del Piano di zona:
Quindi si fa riferimento a questa modalità che per quanto ci riguarda per il momento è esplicata soltanto con le Gestioni associate, cioè non abbiamo Unioni dei Comuni tra i nostri Comuni, adesso mi spiego meglio:
Che cosa è una Gestione associata?
Due o più Comuni decidono autonomamente di gestire una delle funzioni che sono in carico agli enti locali, facciamo il caso della Polizia locale, con una Gestione associata, quindi si associano, creano una struttura sovracomunale, un’ assemblea dei Sindaci e il personale dei singoli Comuni collabora in un’unica gestione con un unico responsabile; quindi i singoli Comuni contribuiscono per la loro parte al finanziamento della gestione stessa che vuol dire gli stipendi, le entrate, le spese. Quindi la gestione associata ha un suo piccolo bilancio che è finanziato dai singoli Comuni, però la decisione su come utilizzarlo viene presa da tutti i Comuni che sono associati. Il vantaggio di una Gestione associata è che intanto si mettono insieme più forze; cioè tornando sempre all’esempio della Polizia locale, facciamo il caso nostro, allora Daverio ha due agenti, Azzate ne ha tre, Galliate non ne ha nessuno e mettendo insieme il personale si crea una struttura che è in grado di fare una serie di servizi che il singolo Comune non sarebbe in grado di fare. Cioè se un Comune ha solo due agenti di polizia difficilmente potrà coprire in tutta la settimana tutta la giornata, cosa che invece una gestione associata può fare.
Questo è un esempio per dire che la Gestione associata potenzia le varie possibilità però la gestione rimane in capo a una convenzione che viene approvata dai Consigli Comunali, ha un termine che può essere rinnovato ma può essere anche non rinnovato, l’Unione dei Comuni è qualcosa di più. Torniamo sempre ai servizi, quindi ci sono vari servizi, c’è il servizio sociale c’è il servizio Polizia locale c’è il servizio finanziario, c’è il servizio tecnico eccetera eccetera, i Comuni potrebbero decidere di associare alcuni servizi non solo con una convenzione ma con una forma diversa che appunto è l’Unione che è prevista dal testo unico degli enti locali. Da notare che la normativa per i piccoli Comuni prevede l’obbligatorietà dell’Unione, anche se fino ad oggi è stata sempre rinviata con deroghe alla legge e di fatto non attuata.
Qual è la differenza?
Allora l’Unione si può realizzare come dicevo solo su alcune funzioni oppure su tutte le funzioni. Facciamo sempre l’ipotesi della Polizia locale che ci viene più semplice, esiste già una gestione, questi tre Comuni potrebbero decidere di passare all’Unione e inglobare in questa unione, per esempio, un’altra funzione che è quella della Protezione civile, o potrebbe aggiungerne anche altre.
L’Unione come viene fatta?
Praticamente l’Unione mantiene la struttura esistente nei singoli Comuni, quindi i Sindaci rimangono Sindaci le Giunte rimangono Giunte i Consigli comunali rimangono Consigli comunali; però si crea una struttura che è l’unione dei Sindaci, una specie di super Consiglio comunale, dove i consiglieri sono i Sindaci che eleggono al loro interno un presidente dell’Unione, quindi uno dei Sindaci diventa il Sindaco dell’Unione dei comuni. L’Unione ha un proprio bilancio, ha una struttura, ha un proprio segretario comunale, quindi non si basa più soltanto sulle strutture dei singoli Comuni ma ha una struttura propria, ed è autorizzata a prendere delle decisioni che non necessariamente passano prima dai Consigli comunali; possono passare in un secondo momento come ratifica dai Consigli comunali, però la delega che viene data all’Unione è molto ampia perché ha anche un bilancio e nell’ambito del bilancio una volta che i Consigli comunali hanno approvato il bilancio dell’Unione, l’Unione ha un’autonomia su questo bilancio.
L’Unione ha una serie di vantaggi, tra questi i finanziamenti che spesso hanno una via preferenziale per quanto riguarda le Unioni dei Comuni; ovvero se c’è un bando, per esempio di Polizia locale ,quei Comuni che sono in una Unione hanno un punteggio maggiore nella partecipazione al bando stesso, quindi hanno più possibilità di accedere a quei finanziamenti, insomma tutta una serie di cose di questo genere: questa è un po’ la differenza.
Quello che si diceva nel documento è che si dovrebbe avere uno sguardo un pochino più ampio anche per quanto riguarda il sociale, che vada anche oltre quelle che sono le strutture già in essere, che sono appunto l’Assistente sociale del Comune, il Responsabile del servizio sociale del Comune, il Piano di zona. È un discorso naturalmente da approfondire che mettiamo lì proprio per aprire un po’ le possibilità con cui si può affrontare questa tematica. Si parla nel documento di un ampliamento delle relazioni come una possibilità di ampliamento della soluzione delle problematiche che magari il singolo Comune da solo non riesce ad affrontare.
Naturalmente tutta questa tematica è una tematica complessa, ma ovviamente quando si prendono decisioni di questo genere, come nel caso dell’Unione dei Comuni o anche della Gestione associata dei Comuni si può sempre fare riferimento a delle consulenze che possono assistere nella realizzazione di quella che inizialmente può essere solo un’idea.
Volevo chiedere direttamente a te Alberto.
In questi anni ha funzionato il Piano di zona? Quali sono stati dal vostro punto di vista proprio della gestione a livello del nostro Comune e anche snasando un po’ quello che potrebbe essere invece quello di cui stavi parlando poco fa, cioè la possibilità di unire le forze su problematiche comuni per unire appunto le energie?
Ecco mi piaceva sentire in questi ultimi anni come ha funzionato se ha funzionato e quali sono stati i punti di forza e punti di debolezza sui quali poi eventualmente intervenire. Mi sembra di capire che la questione di mettere insieme delle forze tra i vari Comuni sia abbastanza rilevante, sia abbastanza importante; da questo punto di vista ritenete che ci siano delle difficoltà, che ci siano delle resistenze da parte di altri Comuni quantomeno quelli nostri limitrofi?
Guarda io ti posso dire quello che so fino a qualche anno fa e ho anche delle informazioni sul presente che poi dirò. Dunque intanto bisogna dire una cosa il Piano di zona non è una decisione dei Comuni, è una normativa, quindi i finanziamenti statali arrivano direttamente all’ufficio di Piano che poi li distribuisce; secondo me il Piano di zona ha comunque una professionalità che i singoli Comuni non hanno e quindi è in grado di gestire delle situazioni che i Comuni non potrebbero da soli gestire; naturalmente si avvale di tutti gli strumenti che i Comuni hanno. So che ultimamente il Piano di zona ha messo in atto dei progetti per quanto riguarda certe politiche nei confronti delle fasce deboli ,delle famiglie e mi pare che stia avendo sempre più rilevanza questo aspetto.
So che il Piano di zona sta avendo un ruolo importante e riesce anche a supplire certe mancanze dei Comuni, quindi sicuramente è fondamentale, non se ne può fare a meno.
Quello che si cercava di dire in questo documento rispetto a questo punto, chiedo anche a Elisabetta Anna Maria e Isa se vogliono intervenire, è che anche da parte nostra ci deve essere un’apertura su questo punto, cioè che la problematica vada affrontata non soltanto dal punto di vista del Comune di Daverio e basta ma in maniera più ampia perché altrimenti è difficile uscirne.
Non so se volete aggiungere qualcosa Elisabetta, Isa ed Anna Maria.
Neanche io ho molta esperienza sul Piano di zona, ce l’ho solo un po’ di riflesso rispetto a quello che è il mondo Caritas e io percepisco, permettermi di dire il concetto, un ente un po’ fumoso, non è che quando abbiamo avuto bisogno anche del Piano di zona onestamente ho visto tutta questa assertività, tutta questa capacità d’ intervenire sulle cose, ecco però è una visione non diretta del problema, è una visione che recepisco un po’ dal mio mondo, quindi andrebbe verificata meglio.
Io posso dire quello che avevamo detto l’altra volta in riunione quando ci siamo trovati tra di noi per rileggere questo testo. Lavorare con il Piano di zona, con gli altri Comuni se ha la funzione di avere delle agevolazioni di fondi e facilità per gestire certe cose va benissimo. La gestione all’interno del Comune forse la ritengo una cosa un po’ più privata perché i problemi sociali delle persone sono privati e hanno bisogno di un po’ di privacy. Vedrei quindi dei pro e dei contro, insomma. Il vantaggio della collaborazione con altri Comuni è sicuramente da tenere presente, salvo non condividere proprio tutto
Certo l’aspetto della privacy è sempre garantito
Assolutamente.
Immagino che tra l’altro quando si parla di Piano di zona o comunque di possibilità di lavorare, di mettere insieme delle energie, parliamo di progetti di singole situazioni sulle quali intervenire; almeno io ho sempre avuto un po’ questa idea. Comunque si lavora su un progetto che sia un progetto comune che metta insieme delle risorse che devono in qualche modo arrivare a intervenire su situazioni di disagio che non è della singola persona, bensì di situazioni di disagio che sono state rilevate per esempio all’interno di uno o più Comuni che hanno delle caratteristiche simili e sulle quali magari un progetto generale può poi essere mirato, chiaramente rispettando le situazioni individuali senza metterle in piazza, ci mancherebbe questo sì.
Ecco io su questa cosa qua mi chiedevo:
Se in questi anni il riscontro è stato quello che comunque queste deleghe che il servizio sanitario nazionale ha fatto attraverso le ASL nella nostra zona hanno funzionato, cioè se si sono costruiti dei Piani di zona che hanno avuto una loro efficacia.
Se voi percepite che ci sia la possibilità di mettere insieme appunto le risorse di altri Comuni; parlavamo prima di Galliate piuttosto che di Azzate, quindi le zone che sono proprio confinanti con noi e se avete percepito che ci può essere da quella parte un interesse a mettere insieme risorse che poi facciano costruire dei progetti appunto finalizzati a determinate problematiche o tematiche. Oppure se pensate che invece ognuno voglia far da sé.
Perché poi sempre è un po’ questa la questione, cioè fare insieme è bello ma è anche complicato, poi magari ci si lamenta che ognuno non ha le risorse sufficienti; io questo l’ho vissuto quando ho lavorato per 30 anni nella ASL di Varese: anche quando si cercava di mettere insieme più realtà dando proprio anche degli input alle singole realtà territoriali alle quali si proponevano delle cose, c’era poi l’intoppo di costruire veramente una sorta di alleanza progettuale. Quindi volevo capire se da queste parti avete percepito che c’è appunto una resistenza a mettere insieme sul tavolo i problemi e quindi su questi problemi costruire poi un progetto insieme.
Sicuramente le resistenze ci sono, però variano nel senso che dipende un po’ anche dalle amministrazioni, diciamo che c’è una spinta a mettersi insieme e la gestione di Polizia locale ne è un esempio; ma insieme a quella va quella per esempio della Protezione civile perché la gestione associata di Polizia locale è costituita da tre comuni, ma potrebbero rientrarne anche altri. La gestione della Protezione civile è più ampia, cioè mette insieme molti più Comuni.
Questa è una cosa che si può fare anche col discorso dell’Unione, cioè l’Unione non diventa un ostacolo a ulteriori gestioni associate; faccio un esempio. facciamo l’ipotesi che i Comuni di Azzate Daverio e Galliate facciano una Unione di Polizia locale e di Protezione civile, questa Unione dal canto suo può fare una gestione associata insieme ad altri Comuni, per esempio per la Protezione civile o anche per la Polizia locale, cioè l’Unione diventa diciamo un motore con un po’ più di carburante rispetto al singolo Comune e ad un certo punto dovrebbe poter funzionare anche come elemento trainante.
Il problema è superare eventuali resistenze che ci sono o ci possono essere, quindi nel nostro caso, nell’ipotesi che si vada noi a governare, si tratterà di sondare tra i vari Comuni come stanno le cose, insomma l’importante è essere propositivi, cioè da qualcuno deve sempre partire l’iniziativa, se parte l’iniziativa poi qualcuno che segue c’è, quindi è una questione che andrà vista nel concreto. Per il Piano di zona c’è da dire anche una cosa che ci sono certe funzioni che il Piano di zona svolge autonomamente, perché ha anche una operatività sua, una possibilità d’intervento soprattutto in certe situazioni che va al di là dei Comuni.
Io prima parlavo di una progettualità del Comune con altri Comuni su situazioni per esempio di rischio, di disagio, poi chiaramente sul singolo deve intervenire il pool di operatori che fanno parte del Comune.
Guarda allora la modalità che noi stiamo seguendo secondo me è quella giusta, cioè noi siamo partiti per iniziativa di Elisabetta e di Isa che poi hanno coinvolto Anna Maria, che hanno sostanzialmente steso questo documento, poi questo documento mi è stato presentato, ne abbiamo parlato, lo abbiamo riportato allo stato attuale che comunque riprende lo stato primitivo e lo abbiamo diffuso all’interno del nostro gruppo. All’interno di questo documento si dicono alcune cose che sono tutte queste di cui stiamo parlando adesso; soprattutto è il tipo di atteggiamento che noi pensiamo che il servizio sociale del Comune debba avere, in questo l’importanza di collegamento con gli altri Comuni attraverso il Piano di zona eccetera eccetera.
Questo documento, elaborandolo un pochino di più, sarà parte del nostro programma, noi ci presentiamo con queste idee poi chiaramente nel momento in cui dovessimo governare succederà che questa commissione, chiamiamola così, che ha già espresso di fatto la potenzialità di un Assessore, dovrà confrontarsi con la Responsabile del servizio sociale di Daverio e l’Assistente sociale (che a quel punto dovrebbe esserci perché è in corso un bando di concorso per questa figura a 18 ore settimanali per cui a ottobre già dovrebbe esserci) e si confronteranno questi che sono i nostri indirizzi diciamo politico-amministrativi con quello che è la realtà di cui il servizio sociale di Daverio ci metterà al corrente; quindi anche tutte le problematiche di relazione con il Piano di zona le affronteremo in quel caso e poi decideremo chi sarà ad andare al Piano di zona, se sarà il Sindaco, se sarà l’Assessore, e a quel punto, quando poi entri all’interno delle problematiche, avrai tutta una serie di informazioni che adesso non abbiamo, ma che ci saranno sicuramente utili per affrontare la questione.
Se la nostra idea è quella di cercare con gli altri Comuni un dialogo e la possibilità di un allargamento noi cercheremo di farlo, poi se troveremo terreno fertile va bene altrimenti faremo le nostre valutazioni. Io comunque, in generale ho sempre visto che se tu hai delle buone proposte anche gli altri amministratori sono contenti di una cosa di questo genere e penso che il lavoro che noi stiamo facendo sia molto importante, perché è un lavoro formativo; per cui quando noi dovessimo essere eletti, avremo già non dico chiarissime tutte le cose però abbastanza chiare e avremo la possibilità di muoverci abbastanza agevolmente direi; poi naturalmente ci sono io che ho fatto 10 anni di amministrazione, quindi è un grosso lavoro ma comunque si può fare. La nostra preparazione ci permette di farlo in maniera informata e strutturata e penso che siamo su un’ottima strada.
Certo.
Ci sono altre domande? Magari allora suggerisco io ecco nella terza parte che era la parte degli orti urbani, del verde, dei luoghi incontro parco inclusivo ecc. c’è la parte dell’area cani, l’abbiamo messa qui non c’entra propriamente, ma anche quella è una forma di socializzazione.
Quella l’appoggio alla grande quella dei cani fra le altre perché manca un posto. Tra l’altro ho visto che adesso è stata fatta un’ordinanza del Comune nell’area Trascaina dove ci ritrovavamo con i cani liberi: non si può più portare il cane libero perché ci sono stati probabilmente dei problemi, ma fra i tanti problemi forse questo è l’ultimo dei problemi.
È affissa appena si arriva giù in fondo a via Ilaria Alpi dove c’è quella transenna che poi è rimasta lì così, che non si capisce se è del cantiere, se è del Comune: è proprio affissa, mi sembra che sia un’ordinanza, un monito ai proprietari di portare i cani al guinzaglio, che il guinzaglio non deve essere più lungo di 1.50 m, le museruole, ecc.
Ma perché quella lì è la normativa.
Si lo so, ma era un’area che era un po’ usata, almeno da me, tantissimo con i miei cani, li lasciavo quella mezz’ora sgambare un po’, magari ci sono stati dei problemi, la legge è quella e non entro in discussione, però l’idea di pensare anche di creare delle aree protette, visto che anche questa è un’altra questione che ha a che fare anche con il benessere nostro di umani ma anche con il benessere degli animali, come dicevo prima l’appoggio alla grande.
Comunque soprattutto gli orti urbani e l’area cani hanno delle valenze anche di carattere sociale, almeno sono fatti un po’ con quella intenzione lì, questa è un po’ l’idea. Io penso che le possibilità ci siano, gli spazi ci siano e probabilmente potrebbero essere realizzati senza grandi risorse.
Gli spazi comunali ci sono anche per poter fare queste cose, si tratta appunto poi di metterle in pratica, di valutare concretamente.
Sugli altri due aspetti un po’ ne avevamo parlato. Sulla questione dei parchi gioco inclusivi ne avevamo parlato perché era stato pubblicato un articolo di Kevin che trattava appunto di un’esperienza di questo genere e avevamo già un po’ affrontata la questione. Anche da parte di Elisabetta veniva l’idea di creare questi percorsi pedonali, ma non particolarmente strutturati, in ogni caso che permettano una fruizione da parte dei soggetti che vengono indicati nei paragrafi in tutta sicurezza per l’appunto.
Poi c’era anche la proposta di Enrico che questi spazi potrebbero essere utilizzati per delle azioni sociali, non soltanto passeggiare, ma fare delle cose insieme quando sarà possibile.
Esatto infatti su questa proposta che è stato oggetto di una serata e di cui trovate la rendicontazione e una serie d’immagini sul sito Daverio Cresce, proprio oggi mi sono sentito con Enrico e lui nel week-end mette un po’ a fuoco le questioni. Poi come ci eravamo detti ci sentiremo io e lui, Isa ci farà un po’ da guida con questo programma social che stiamo usando, e poi chi vorrà partecipare sarà libero. Una serata di lavoro di commissione su questo aspetto particolare appunto dei percorsi educativi in stretto contatto con la natura così come lo ha prospettato Enrico in base alla sua esperienza di Remida che viene riportata nel resoconto che trovate sul sito con tutta una serie d’immagini anche, che chiarisce abbastanza bene quello che si intende per laboratori di quel genere: insomma laboratori all’aperto o anche al chiuso, nel caso siano disponibili, hanno strutture sufficientemente ampie per poterlo fare.
Si tratta proprio di progettare e pensare dei percorsi che siano emozionali e condivisi e questo è quello che sarà la sfida. Si può fare e proprio di questo sono sicuro perché ho visto dei bellissimi risultati in percorsi di questo genere. Adesso come dicevi tu nel week-end metterò a fuoco dei punti importanti poi riprendiamo e vediamo come progettare bene una cosa del genere.
Benissimo.
Eventualmente anche qualcosa da integrare o da approfondire, perché dev’essere un po’ la espressione di tutti noi.
Io leggevo al primo punto della pagina 2:
“È importante affrontare i problemi dei Progetti collegati con il reddito di cittadinanza, o altre forme di lavoro socialmente utile”.
Qualche informazione o qualcosa di più in dettaglio?
Sì, provo ad integrarla io.
Se ti ricordi due anni fa si era associato il reddito di cittadinanza con dei progetti che potessero permettere alle persone con qualche tipo di disagio, di difficoltà, anche un reinserimento lavorativo; poi nella realtà dei fatti questi progetti non sono mai partiti per una serie di problematiche, perché mancava il personale all’interno dei centri per l’impiego o che in realtà le Assistenti sociali anche nei Comuni avevano parecchie difficoltà a trovare dei progetti che potessero essere utili sia per la società che per le persone coinvolte; quindi secondo me questa cosa va ripresa perché fa parte della crescita delle persone anche se è difficile e sono la prima io a saperlo, però va fatta, poi diciamo che nei prossimi mesi, nei prossimi anni questo discorso sarà fortemente sentito nei nostri territori come in tutta Italia e non solo; però è importante che si trovino delle modalità per supportare un reinserimento lavorativo che dia la possibilità a chi non ha oggi un reddito di acquisirlo.
Sì, questo è giusto, ho capito, ma mi sembra un’attività che rischia di sovrapporsi con quella appunto degli sportelli del lavoro ufficiali e dei patronati.
Ma se tu guardi all’inizio di tutto il documento c’è scritto che è importante che ognuno faccia il suo, praticamente è la realtà della rete che funziona quindi in quella logica è vero che ci sono i centri per l’impiego piuttosto che il patronato che hanno già questo ruolo, ma secondo me il territorio deve essere coinvolto, non puoi fare le cose senza pensare a gestire anche il territorio ed a gestire le persone che fanno parte del territorio, ognuno nel suo ruolo o almeno questa è la esperienza che ho io.
Tu cosa intendevi Daniele?
No, volevo solo inquadrare un po’ meglio il discorso.
Io ho focalizzato magari più la questione sul problema del socialmente utile che è una risorsa che almeno per piccoli Comuni potrebbe essere senz’altro da valorizzare anche se di difficile utilizzo secondo me.
Sì adesso sì. Non ci sono più neanche gli strumenti secondo me adesso per farlo, però era una modalità, era ragionare sul fatto che ci potessero essere progetti in cui ci fosse anche uno scopo sociale.
Abbiamo una idea, anche a fine di quest’amministrazione, possiamo avere dei dati, una sorta di memoria di questi ultimi anni? Perché allora per costruire delle risposte dobbiamo sapere quali sono le domande. Allora delle risposte a livello sociale partono da domande a livello sociale e quindi mi chiedevo se possiamo costruire, già prima delle risposte, lo scenario dal punto di vista sociale su cui si possono costruire dei singoli progetti che poi hanno delle caratteristiche così come le avete declinate in questo bellissimo documento; però noi sappiamo che a volte si fanno delle proposte che non partono magari da delle esigenze reali. Mi viene da dire si potrebbe magari arrivare a puntualizzare maggiormente qual è lo scenario attuale dal punto di vista dei bisogni sociali del nostro Comune, chiaramente all’interno poi di una dimensione più allargata perché non è solo Daverio che finisce qua al confine, bensì di questa realtà territoriale del varesotto diciamo, e quindi su questo magari immaginare e inventarci delle possibili risposte a bisogni conclamati magari non proprio esplicitati fino in fondo però conclamati.
Sarebbe forse importante capire qual è la realtà sociale di Daverio, quali sono i bisogni sociali di Daverio, a partire dai grandi temi declinare poi sulla dimensione proprio territoriale per avere degli elementi in più; elementi anche a livello poi di una proposta politica che sia però centrata, che non abbia solamente una dimensione di titolo cioè “ci occupiamo di questa cosa qua perché ci sono richieste, ci sono dei bisogni, perché in questi anni questi bisogni non sono stati ascoltati e sono invece ancora sollecitati, oppure perché a noi piacerebbe fare delle cose che poi ad altri non interessano”. Mi sembra che potrebbe essere utile all’interno di questo gruppo di lavoro porci anche un po’ queste questioni.
Perché io posso pensare che Daverio sia come io l’ho sempre pensata peraltro, Daverio per me è una sorta d’isola felice perché io ci vivo benissimo però so benissimo che non è così per tutti, anzi sarei sciocca ad immaginare che questo mio pensiero sia la realtà, però proprio per questo per uscire dalla mia dimensione un po’ così di isola felice mi piacerebbe capire magari un pochino di più.
Io ho lavorato per 30/35 anni in ASL a Varese al servizio dipendenze e io mi ricordo che ero contentissima che arrivassero pochissime richieste di abitanti di Daverio e dicevo ecco io abito in un paese dove non ci sono neanche i “tossici”, faccio un esempio perché effettivamente negli anni che ho lavorato mi sono fatta una idea probabilmente sbagliata, poi ho collaborato con un sacco di colleghi psicologi ad esempio del centro d’ascolto Il Delfino che era un centro d’ascolto che penso ci sia ancora, dove mi portavano magari dei disagi che venivano dalle nostre zone, allora come sempre chiaramente ho in mente la questione del disagio, la questione dei bisogni ecc. per cui a fronte di questa roba qua era una domanda che mi ponevo: come siamo messi adesso, quali sono i bisogni reali sul sociale che la popolazione del nostro Comune esprime in qualche modo?
Buonasera a tutti, ciao Robi, guarda sicuramente Alberto e Betty sono molto più preparati di me per esaudire la tua domanda, perché hanno lavorato a fondo nell’ambito del sociale, perché Alberto è consigliere del Comune ed effettivamente è in contatto con delle realtà del paese e perché per Betty che segue da vicino il mondo della Caritas a Daverio, questo è un argomento appartenente alla sua quotidianità.
Comunque, per me, nel mio piccolo e nella mia esperienza, come madre di un ragazzo disabile, come figlia di persone che negli anni sono diventate, purtroppo, disabili anche loro, la parola Servizi Sociale mi accompagna da molto e non solo nei 31 anni che ha mio figlio, ma perché è stato proprio quello il lavoro di mia mamma, perciò un po’ conosco. Posso dirti che in 22 anni di Assistenti sociali nel nostro paese ne ho viste diverse. Capisco pienamente il tuo interesse nell’avere una sorta di “memoria” sull’andamento del sociale negli ultimi anni a Daverio, perché, come ben dici, è con la conoscenza delle domande che si costruiscono delle risposte valide ed è per quello che ti dicevo che sicuramente Alberto e Betty insieme ad Anna Maria riusciranno a darti una spiegazione più ampia, ma ti dico che io sono convinta che il lavoro sociale deve cominciare da un esame accurato ed approfondito nella fase di bando di concorso per Assistenti sociali. Penso che sia proprio in questa fase che deve essere fatto un esame di tutta una serie di requisiti, fondamentali per individuare non solo il professionista, ma anche e soprattutto la persona che svolgerà questo ruolo. Ci sono dei musicisti eccezionali ma inadatti a svolgere un lavoro pedagogico e penso che in questo ambito ci possano essere Assistenti sociali preparatissime ma che, se non hanno un bagaglio di sensibilizzazione e capacità di ascolto, il loro lavoro diventa esclusivamente burocratico. E ti dico, noi famiglie con delle difficoltà abbiamo sicuramente bisogno degli aiuti vari che lo Stato e i diversi enti per legge ci possono dare, ma abbiamo bisogno anche di essere trattate come persone e non solo come numeri, come tante volte accade quando ti trovi davanti ad una Assistente sociale.
A priori, ti dico che non ho mai avuto alcun problema con le Assistenti sociali, ma non li ho avuti anche perché ho un carattere che riesce ad andare oltre il dolore e la sofferenza che certi atteggiamenti e giudizi inadeguati possano procurarmi. È vero che a Daverio non siamo stati tanto fortunati negli ultimi tempi nell’avere un’Assistente sociale a tempo pieno, cosa che logicamente ostacola, e tanto, il loro lavoro, ma dall’altra parte è anche vero che le persone, le famiglie che si rivolgono al servizio sociale hanno delle difficoltà e dei problemi che possono essere unicamente gestiti dalle Assistenti sociali. Perciò ci dev’essere da parte loro, come professioniste, quel minimo di sensibilità, capacità di ascolto e pazienza che purtroppo non hanno avuto tutte quelle passate dal Comune in questi ultimi anni. Penso che l’Assistente sociale debba creare un rapporto di affabilità e non di ansia con le famiglie che ha sotto la sua guida, perché è chiaro che chi si rivolge a un’Assistente sociale non lo fa per raccontare momenti di felicità, ma il dolore e i problemi vari. Per questo ti dico che, davanti ad una richiesta, a volte per noi potrebbe essere addirittura più gradito un “no” detto con amore rispetto ad un “sì” privo di ogni sensibilità ed è per quello che nelle nostre Linee guida in previsione di un programma per i servizi sociali abbiamo voluto inserire la voce: “gentilezza ed attenzione anche nel dirti che per il tuo problema non ci sono soluzioni”.
E poi concludo dicendo che i servizi sociali di Daverio come tanti altri servizi in Italia vanno egregiamente avanti soprattutto grazie al grande supporto dei gruppi di volontari vari, che nel nostro Comune collaborano sia nell’assistenza a domicilio alle persone in difficoltà, che come autisti, portando i malati in ospedale per le visite mediche, accompagnandoli a fare la spesa o accompagnando i ragazzi disabili giornalmente alle strutture che frequentano; offrono supporto al Last Minute Market in collaborazione con il Gigante e ci saranno sicuramente anche tanti altri servizi che io non conosco ma che queste persone fanno con dedizione, sistematicità ed amore. Io li nomino come degli angeli in terra e questa sera sono molto contenta, ma molto contenta, perché uno di loro è insieme a noi, grazie di cuore sig. Daniele.
Roberta io volevo aggiungere una cosa, penso che questo documento scritto è il risultato di una esperienza concreta. Questo documento è stato steso da Elisabetta e da Isa, io proprio l’ho solo rivisto e ho contribuito forse con una frase; nasce proprio dalla realtà del territorio. Credo che abbiamo la fortuna di avere due persone che sono abbastanza dentro alle esigenze concrete del nostro paese, non la teoria, ma toccano con mano le necessità del nostro paese e credo davvero che quello che loro hanno scritto rispecchi veramente le esigenze.
Hai ragione Roberta a chiedere, diciamo che io questo discorso non l’ho fatto per un fatto forse mio di riservatezza magari esagerato in realtà, perché i grandi numeri non dicono i nomi delle persone però faccio fatica anche a fare un elenco in ordine di priorità. Mi viene in mente prima “il lavoro” sicuramente, anche perché in una famiglia in cui c’è uno stipendio se ci sono già quattro o cinque persone uno stipendio non basta, e quindi lavoro per chi non ce l’ha o per chi ne ha uno magari in nero o magari che non basta a soddisfare le esigenze dal punto di vista economico.
Il secondo, “la casa” sicuramente è molto sentito perché se non hai i soldi non riesci neanche a pagarti un affitto, quindi cominciano i problemi sullo sfratto e poi bisogna trovare a volte delle soluzioni molto dolorose.
Comunque questi due sono i problemi più dolorosi, poi c’è sicuramente tutto “il disagio dell’handicap” che a volte va anche a incontrare le difficoltà economiche e poi c’è “il disagio dei giovani” che magari non escono di casa, che non trovano lavoro, non hanno neanche voglia di cercarlo perché sono convinti che non ci sia lavoro per loro. Detto molto superficialmente e in modo estremamente rapido sono questi qua i problemi che troviamo. In fondo noi siamo un paese piccolo cioè proprio la problematica della casa io non ho idea di come si possa veramente affrontare probabilmente è più un discorso del Piano zona.
Io mi sono occupato praticamente quasi sempre durante il mio sindacato dei servizi sociali e
quindi le problematiche le ho sempre affrontate. Queste cose che dice Elisabetta sono molto giuste, il discorso lavoro, il discorso casa soprattutto; cioè in tutto il periodo in cui l’ho dovuto fare è vero il problema degli sfratti è stato uno dei problemi più grossi, trovare le soluzioni non era semplice, si è riusciti qualche volta a trovarle, insomma, ci si è sempre sforzati di farlo.
Avere una fotografia della situazione è molto difficile un po’ per le questioni di privacy, si potrebbero andare a vedere quelle che sono le determine della Responsabile più che le delibere di Giunta.
Di fatto le cose che ha detto Elisabetta sono prioritarie cioè problemi di economia all’interno della famiglia quindi aiuti economici, problemi della casa, disagio handicap. Su questo nel nostro documento noi diciamo una cosa importante in relazione in modo particolare a una certa figura che sono le persone affette da sindrome di down che a Daverio hanno avuto fino a prima del Covid la possibilità in qualche modo di avere una occupazione lavorativa in qualche cooperativa o azienda, a fronte anche di un piccolo indennizzo da parte del Comune che veniva vissuto da loro un po’ come un guadagno reale conseguente a una loro attività, quindi era anche un fatto di sentirsi utili dal punto di vista sociale cioè fare un lavoro e avere in qualche modo un reddito che veniva da un piccolo contributo che il Comune dava e che ad un certo punto non ha più dato; poi è arrivato il Covid che naturalmente ha complicato le cose perché dei pochi lavori che c’erano la maggior parte è saltata e quindi adesso queste persone si trovano all’interno del nucleo familiare senz’ altro supporto questo è un punto che noi vorremmo affrontare.
Certo il mio scrupolo era questo ma questa tua precisazione mi fa molto piacere.
Roberta credo che sia stata naturale la tua domanda, noi eravamo avvantaggiati dal fatto che una delle prime sere Elisabetta ha un po’ inquadrato quella che era la sua conoscenza delle esigenze sociali di Daverio, questa parte a te è mancata.
Certo infatti scusate se vi ho fatto arretrare nella discussione.
No, non lo dicevo in questo senso Roberta, ma perché la tua domanda era legittima solo che prima del tuo arrivo noi questa parte l’abbiamo fatta ed effettivamente a te è mancato questo passaggio ecco e in questo senso scusaci, comunque non hai rallentato niente anzi hai favorito la discussione.
Hai fatto solo bene Roberta, non preoccuparti, come dici tu in un gruppo ristretto dobbiamo assolutamente anche dircelo due volte ma non avere di questi problemi, hai fatto solo bene.
Grazie.
Poi la discussione serve anche per approfondire le questioni cioè fa sempre bene.
Daniele raccontaci un po’ la tua esperienza invece, nel senso che, come diceva Isa in fondo ti sei occupato anche tu in questi ultimi anni di sociale.
Ho appena assaggiato un po’ di volontariato, comunque di questa situazione, stando all’interno di un gruppo di volontari, ne avevo avuto un po’ sentore, non posso dire una esperienza diretta ma dalle parole scambiate così si capiva che i servizi sociali a Daverio sono fatti di volontariato, è questo quello che posso dire, quindi sintetizzando il discorso di Isa il discorso è questo: quasi tutto quello che viene fatto arriva da gruppi e associazioni di volontari.
È nella loro modestia che si riconosce la grandezza di questi uomini, di queste persone perciò e come sempre grazie sig. Daniele.
Vorrei dire un’altra cosa, credo che sia giusto spezzare una lancia per queste Assistenti sociali che in questi anni si sono succedute, credo almeno quattro, perché hanno fatto il lavoro e non è sempre facile far vedere il proprio lavoro in questo ambito alla popolazione, avranno avuto i loro limiti sicuramente, però la cosa più faticosa secondo me per loro è ogni volta ricominciare e dovere riprendere i contatti, dover capire quali sono le situazioni, quindi questo non le ha sicuramente aiutate, perché le ho conosciute ogni volta ed ogni volta dovevo ricominciare a raccontare le situazioni che stavo vivendo e devo dire che ci hanno messo il loro impegno e quello che hanno potuto fare lo hanno fatto insieme a noi, ci tenevo a dirlo perché credo che ognuno abbia dato il suo contributo.
Io adesso spezzo una lancia per le Assistenti sociali perché io ci ho lavorato insieme per tantissimi anni e le mie colleghe Assistenti sociali all’ interno, per esempio, di un servizio come il SERT che peraltro aveva una bella struttura organizzativa, finanziamenti, a volte dicevano: ci fanno delle richieste ma se non ci sono i soldi, se non ci sono dei finanziamenti, se non ci sono le risorse che risposte possiamo dare?
Perché poi credo che questa cosa avvenga specialmente nelle realtà più piccole, a volte ci sono delle richieste e se non c’è dietro un progetto sociale su dei fondi stanziati, una povera Assistente sociale cosa può dire, cosa può fare? Poi ci sono persone che per carità magari per loro limiti o per loro difficoltà più di quello non fanno, non si muovono e altre che veramente dichiarano l’impotenza su situazioni sulle quali effettivamente non è che l’Assistente sociale singola che magari lavora in un Comune per poche ore alla settimana possa effettivamente dare risposte soddisfacenti; anche su questo sono abbastanza realista perché ripeto per anni abbiamo accolto in una struttura, che tra l’altro aveva effettivamente delle risorse dignitose, però in certi momenti ci si arrendeva e tutti veramente poi se la prendevano con l’Assistente sociale. Però c’è anche un esame di realtà se non ci sono risorse non ci sono risposte e qui si va appunto indietro come dicevo prima, però anche questa potrebbe essere una riflessione: nel momento in cui ci saranno altri operatori che si occuperanno dei servizi sociali capire che strumenti hanno in mano, cioè che cosa un’amministrazione dà in mano ad un’Assistente sociale, perché l’Assistente sociale ha delle competenze relazionali, di accogliere la domanda, di capire qual è il bisogno, ma poi se questo bisogno ha un costo non è che se lo può assumere l’Assistente sociale perché a volte veramente l’Assistente sociale diventa il capro espiatorio, io parlo in generale, io non ho conosciuto nessuna delle Assistenti sociale di Daverio, quindi proprio niente di personale, a volte c’è proprio l’impotenza data dalla mancanza dei mezzi.
Tieni presente che in questi anni abbiamo avuto una Assistente sociale assunta a tempo pieno credo ma dopo di lei credo che ci fossero persone che avevano quattro ore nel comune di Daverio.
Ma soprattutto su questo insisto se dietro a un servizio sociale non c’è un progetto sociale che ha dei fondi, che ha dei finanziamenti, un’Assistente sociale deve arrendersi di fronte a delle realtà, però si prende poi tutti gli strali chiaramente che gli arrivano dalla domanda insoddisfatta.
Hai ragione Roberta perché anche questo lo abbiamo affrontato con Alberto, cioè capire le varie figure, capire le competenze, però quello non faceva parte di una bozza di progetto quindi abbiamo preferito tenerla come sottofondo ed è giusto che tu lo sappia.
Comunque, è chiaro che il problema del bilancio è fondamentale. Fino a che ho fatto il Sindaco purtroppo c’è stato il regime di limitazione della spesa che era imposta prevalentemente ai Comuni per cui si poteva anche spendere poco di quello che si aveva a disposizione. Dal 2018 le cose sono cambiate nel senso che questo Patto di Stabilità è stato tolto, che questa forma di austerità che la Comunità europea imponeva ma che il Governo italiano aveva deciso di scaricare prevalentemente sugli enti locali è cambiata . Purtroppo poi è arrivato il Covid, quindi c’è stata una possibilità di spesa maggiore, finanziamenti però finalizzati a questioni relative alla pandemia che sono arrivati nel frattempo. Cosa succederà dopo non lo so perché comunque tutte queste risorse che in questo momento lo stato sta mettendo sul piatto sono debiti che noi dovremo pagare, quindi non so poi cosa succederà.
In ogni caso diciamo che dal punto di vista del sociale il bilancio è abbastanza consistente perché per quanto riguarda la spesa ci sono gli aiuti alle famiglie, ci sono i finanziamenti per pagare i soggiorni nelle comunità dove alcuni soggetti vanno, ci sono poi tutti i costi relativi ai vari interventi all’interno sia della scuola materna che della scuola elementare che della scuola media, quindi soggetti che hanno necessità di un sostegno che vengono decisi generalmente dal medico. Questi sostegni, ecco tutta questa roba qua viene finanziata dal Comune e in parte dal Piano di zona, quindi si tratta di trovare poi le possibilità; certo poi il discorso che si è fatto questa sera di mettere in collegamento non soltanto gli enti pubblici ma anche le associazioni, i privati ecc. è fondamentale anche per risolvere delle situazioni e lì l’Assistente sociale sicuramente può essere sostenuta, da un Assessore, comunque da un gruppo di lavoro che c’è al nostro interno che può dare una grossa mano in questo senso. Quindi penso che le premesse ci siano, il futuro ha delle incognite però mi pare che siamo sulla buona strada, perché io vi assicuro, discussioni di questo genere prima di arrivare ad amministrare io nella mia esperienza non le ho mai viste, quindi sicuramente è un passo avanti quello che noi stiamo praticando e io di questo, l’ho già detto altre volte e lo ribadisco, sono molto contento, perché comunque è un momento formativo che in ogni caso darà i suoi frutti, vada come vada, cioè è estremamente importante, per cui tutte queste cose nel momento in cui si dovranno affrontare le affronteremo con degli elementi di conoscenza che sono fondamentali. Poi mi auguro che nel frattempo sia risolto anche il problema dell’Assistente sociale almeno a 18 ore che è già qualcosa.
Contattaci per qualsiasi domanda o dubbio!
Daverio cresce – 2022
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