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Daverio Cresce - Incontri Formativi - 17-03-2021
Buonasera a tutti, introduco brevemente, dunque abbiamo stasera con noi l’architetto Stefano Biondaro, ho invitato anche altre persone, abbiamo Maurizio Fantoni Minella poi magari qualcuno si collegherà più tardi.
Link Rapidi:
Questi sono incontri formativi ogni sera portiamo una tematica particolare questa sera abbiamo appunto l’arch. Biondaro che è stato incaricato da una serie di Comuni, sette per l’esattezza grazie a un protocollo d’intesa è stato incaricato di un progetto che ha come titolo: Itinerari per un ecomuseo delle Piane Viscontee, quindi itinerari suggerisce in modo particolare i percorsi di collegamento, infatti l’idea è quella di collegare due parchi, il parco Campo dei fiori lago di Varese e il parco del Ticino. I comuni che partecipano, Azzate, Jerago con Orago, Sumirago, Mornago, Casale Litta, Crosio Della Valle, Brunello sono Comuni appunto su questa direttrice di collegamento. Quindi gli itinerari suggeriscono dei percorsi di collegamenti, insomma delle linee che si intersecano, poi il progetto è l’idea forte che sta dietro a questo protocollo d’intesa.
Noi ne abbiamo già parlato brevemente e l’idea ovviamente ci interessa molto come comitato elettorale della lista “Daverio Cresce” e sicuramente è un progetto a cui noi aderiamo, quindi a maggior ragione ci interessa approfondirlo. Io direi architetto partiamo magari da questo protocollo d’intesa, come si è arrivati a questa decisione?
I comuni sono giunti a sottoscrivere l’accordo per la valorizzazione ambientale, paesaggistica, storico-culturale e turistica del territorio, denominata “Itinerari delle piane e dei luoghi viscontei del varesotto” a seguito di un “percorso”, un’esperienza anche personale decisamente lunga e spesso difficoltosa.
Numerosi soggetti aventi ruoli istituzionali si sono alternati nel tempo, hanno creduto e credono in questo progetto.
Alberto Tognola è stato uno dei primi, già da quando avevo 25, 26 anni, a credere in questo progetto e poi in me. E’ un piano di valorizzazione del territorio che parte da lontano e nello specifico dalla proposta di un Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) che è stato abbandonato nel 2009 per svariate vicissitudini.
Credo che il progetto sia stato strumentalizzato o travisato.
Forse anch’io avevo un’età un po’ più immatura e avevo prospettato nella sottoscrizione del primo protocollo d’intesa sottoscritto tra i Comuni di Azzate, Crosio della Valle, Daverio e Mornago, un punto d’arrivo.
In realtà se faccio una valutazione complessiva ora, dopo diversi anni non so nemmeno se quello fosse un punto di partenza, perché in progetti come questo ci vuole il coinvolgimento delle persone.
Sono necessarie serate come questa di cui vi ringrazio.
Consentitemi di fare una ulteriore premessa: “A Daverio sono Presidente della Commissione del Paesaggio”.
So che vivete un momento politico particolare e per correttezza anche legata al ruolo che svolgo per conto dell’Amministrazione in qualità di presidente della commissione per il paesaggio, ho anticipato al Sindaco che avrei partecipato alla riunione con la finalità di esporre quanto stanno programmando le amministrazioni coinvolte.
Il progetto non ha e non deve avere un “ colore politico”, quindi sono disponibile a spiegare a chiunque il progetto perché per concretizzarsi dev’essere appunto trasversale, condiviso e partecipato a più livelli;
Comunque tornando alla domanda, il progetto è tornato di interesse perché durante il periodo del Covid è stato pubblicato un articolo da Varese News, nel quale mi sono un po’ sfogato.
Nella sostanza nell’articolo dicevo che abbiamo dei territori bellissimi che sono sempre stati estromessi da logiche economiche e politiche importanti.
Oggi queste terre, proprio grazie al fatto che sono state escluse da una forte urbanizzazione, possono essere messe al centro di una politica diversa.
Un PUNTO DI VISTA CAPOVOLTO che non considera più soltanto la parte edificata a fini residenziali, industriali o commerciali come importanti, ma anche la parte degli spazi aperti (campi e aree boscate).
Questo progetto suggerisce di puntare sul primo valore che riconosco in questa nazione, in questo paese in cui viviamo: “IL PAESAGGIO”.
Il paesaggio inteso come la trasfigurazione della Storia, della cultura e della bellezza di un luogo.
L’idea è quella di dare un valore al paesaggio, di dare un valore economico che quindi venga vissuto in maniera positiva anche dalle persone che culturalmente non sono così vicine a un progetto come quello de “Le piane viscontee del varesotto”.
Il nome Piane deriva un po’ dalle nostre piane.
A Daverio ad esempio per “piana” si intende la zona dove ci sono i massi con incisioni verso il “Vedrée” ai confini con Casale Litta;
Le altre piane sono: la piana di Vegonno la piana di Mornago, la piana di Montonate, di Jerago e così via.
Le “piane” sono inframezzate dai i vari centri storici che hanno mantenuto dei caratteri particolari e che hanno vissuto un momento di particolare rilievo durante il dominio dei Visconti. I Bossi erano feudatari dei Visconti e gli stessi Visconti erano presenti a Jerago nel bellissimo Castello di Bianchi.
Varesotto è un aggettivo che identifica gli abitanti dei comuni precedentemente menzionati, rispetto ai varesini (cittadini del capoluogo provinciale)
L’accezione “Piane e luoghi viscontei del varesotto” identifica queste terre sia dal punto di vista ambientale/paesaggistico, che storico-sociale.
Regione Lombardia prevede degli strumenti che poi possono dare l’opportunità ai vari territori che intendono portare avanti iniziative legate all’istituzione di un ecomuseo, di conseguenza l’idea di mettere a sistema le emergenze storico paesaggistiche, con una finalità legata allo sviluppo sostenibile, al rilancio della nostra zona acquisiscono maggiore importanza.
Lo “strumento” più adeguato individuato e adatto a perseguire l’obiettivo di valorizzazione del territorio è “l’ecomuseo”.
Il termine ecomuseo indica un territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, patrimonio naturalistico e storico-artistico particolarmente rilevanti e degni di tutela, restauro e valorizzazione.
Il primo passo concreto per dare visibilità al progetto dovrebbe essere la realizzazione dell’ ” ITINERARIO DELLE
PIANE E DEI LUOGHI VISCONTEI DEL VARESOTTO”.
Lei ha ricordato brevemente le esperienze precedenti; vorrei ricordare da parte mia in modo particolare quel primo progetto che noi abbiamo realizzato, ovvero la mappa degli otto sentieri che già avevano dentro l’idea di questi percorsi, di questo progetto, cioè gli antichi sentieri percorsi dai contadini nei boschi, nelle piane ecc. che, messi a sistema, rendevano possibile una rete che già collega di fatto i due parchi, quello del Campo dei fiori con il parco del Ticino e già lì c’era un po’ questa idea dei percorsi. Oggi c’è un po’ la moda di costruire delle piste ciclopedonali che comunque hanno anche degli elementi impattanti dal punto di vista ambientale, mentre se non ho capito male qui si tratta di una cosa diversa, cioè si tratta di utilizzare i percorsi che già ci sono mettendoli in rete, facendoli conoscere magari con una segnaletica, non so cosa avete pensato, e collegare poi questi percorsi con gli elementi storici architettonici culturali; faccio riferimento per esempio all’articolo che è uscito prima della firma su mi pare Varese Noi dove ogni Sindaco parlava un po’ del proprio territorio, Brunello metteva in luce la chiesa di Santa Maria, Jerago parlava del Castello e così via, quindi la valorizzazione di questi elementi storico-architettonici mi sembra una cosa estremamente interessante e se non ho capito male è questa un po’ l’idea, poi come si concretizza il discorso dell’ecomuseo, cioè quale sono gli elementi su cui si sviluppa.
La domanda è relativa a cosa si vuol fare nella sostanza e quale sono le fasi per arrivare al riconoscimento dell’ecomuseo.
Ci sono delle criticità e possibili risposte ai problemi che esistono da cui partire.
La realizzazione di un itinerario ad anello dell’ecomuseo che consenta di intercettare i punti di maggior pregio dal punto di vista paesaggistico storico e dell’offerta commerciale, turistico/ricettiva, consentirebbe di rendere attrattiva la nostra zona conferendole un’identità specifica e riconoscibile.
Il primo passo fondamentale è quello di rispondere alla scarsa visibilità della cultura locale con un progetto che faccia da volano all’intera zona attraverso un progetto un’identità precisa.
Un progetto che possa dare maggiore peso ad attività economiche che storicamente sono state poco considerate o complementari, ma che oggi potrebbero rappresentare fonti di reddito importanti.
Pensiamo all’indotto legato al turismo lento o dei professionisti a due passi da Malpensa e quindi a Milano ai b&B, alla ristorazione, agli alberghi e alle attività legate alla produzione agricola, all’apicoltura e al noleggio di bici o attrezzature sportive, al commercio di piccoli negozi locali, ecc.
L’idea è quella di utilizzare i percorsi agresti e boschivi esistenti senza snaturare il contesto.
Sarebbe altrettanto importante intercettare le ciclopedonali esistenti, quelli in via di progettazione e arrivare ad uno sviluppo omogeneo, sinergico della rete legata alla mobilità su bici e pedonale tra i vari Comuni che aderiscono al progetto e la rete di itinerari esistenti in ambito Provinciale.
Particolare attenzione andrebbe prestata anche all’intermodalità di scambio tra i vari mezzi: auto/bici; stazioni/bici; ecc.
Purtroppo le iniziative dei comuni sono spesso eterogenee, discontinue e rispondono a “micro esigenze” locali.
Un altro aspetto è quello legato alla possibilità di recuperare, ristrutturare gli edifici appartenenti alla cultura architettonica locale con un’unica chiave di lettura.
Elementi come : muretti a secco, lavatoi, torrette, cascine, mulini “rizzate”, ponti, ecc; possono essere recuperati attraverso il coinvolgimento di attori privati (fondazioni) e pubblici, ma vanno supportati da azioni politiche che incentivo l’utilizzo e il recupero di ciò che ha strutturato il nostro paesaggio nel tempo.
Gli spazi verdi sono “contenitori” di tutti gli elementi sopraccitati e fortunatamente questi, nel territorio delle Piane Viscontee del Varesotto, hanno ancora la capacità di mettere a sistema i diversi centri storici e consentono di garantire un’elevata qualità spaziale.
L’ecomuseo è un museo all’aperto…diffuso.
L’idea è quella di mettere a sistema gli itinerari di ogni Comune attraverso un itinerario unico che renda possibile un collegamento di livello superiore.
Questo “anello” può essere paragonabile ad un grande raccordo viabilistico con la sostanziale differenza
Che è dedicato ai mezzi agricoli, ai cicloamatori e agli escursionisti.
L’itinerario consente di collegare fisicamente: Campo dei fiori e Parco del Ticino, siti palafitticoli come quelli appartenenti alla civiltà di Golasecca a sud (Lagozza/Panperduto) e isolino Virginia a nord, i siti Unesco del Sacro Monte e Panperduto e gli itinerari del Liberty Vsaresino.
Un progetto che deve essere percepito come un’operazione di Marketing territoriale, con una visone che guarda al futuro rivalutando ciò che ha.
Pensiamo a ciò che è accaduto ad Azzate dove a San Quirico sono stati recuperati dei vitigni di Nebbiolo che oggi rappresentano un’eccellenza del settore.
Un progetto molto ambizioso che ha a che fare con il paesaggio, perché recupera un angolo suggestivo del Varesotto, con un’idea imprenditoriale che ha una logica sì inserita all’interno di una identità locale, ma che riesce ad intercettare settori di mercato che valicano i nostri confini.
I terreni agricoli e boschivi non devono più essere visti come aree marginali, ma come “l’oro” delle Piane Viscontee del varesotto”, perché possono accogliere progetti che incentivino l’utilizzo e il recupero del patrimonio genetico locale, piuttosto che di essenze storicamente consolidate nel territorio, come ad esempio antichi vitigni, selve castanili, ecc.
Il progetto ha anche vantaggi più immediati, come quelli di rispondere a problemi più banali, ma non meno importanti, come la manutenzione dei fossi irrigui, il recupero del rapporto con il torrente Strona che può essere oggetto di progetti di recupero e riqualificazione importanti di carattere internazionale, perché appartiene al bacino idrografico del Po, in quanto è affluente del Ticino.
Un altro aspetto importante riguarda la sicurezza e l’accessibilità e la divulgazione della storia locale, perché attraverso della cartellonistica e delle informazioni più chiare è possibile gestire maggiori punti di accesso meglio attrezzati, muoversi all’interno di queste aree con dei riferimenti chiari, ma soprattutto conoscere, diffondere i luoghi e la loro storia.
Sarà fondamentale anche la gestione che verrà sottoscritta.
Non bisognerà fare affidamento unicamente sui fondi che potenzialmente potranno arrivare da Regione Lombardia, ma sulle risorse che i Comuni potranno dedicare sia in termini di persone che economiche.
In questa fase ha avuto un ruolo importante il Comune Capofila di Jerago e i vari sindaci coordinati da Giorgio Ginelli assessore all’ambiente del Comune di Jerago con Orago.
Sarà fondamentale che le associazioni possano ad esempio gestire qualche tratto dell’itinerario, che le scuole svolgano attività didattiche, che i commercianti e imprenditori, rispecchino delle filosofie legate al “KMZERO”, che degli imprenditori possano pubblicizzare l’attenzione per il territorio con degli appositi spazi.
La vera sfida sarà coinvolgere le scuole e i ragazzi in un programma di conoscenza, crescita e sviluppo futuro.
Ovviamente nel momento in cui queste aree progressivamente più frequentate per attività ricreative possono diventare degli spazi dove diventa più difficoltoso svolgere delle attività informali.
Condividendo questo progetto i Comuni che hanno aderito intendono sviluppare un “processo”, creare nuove opportunità al territorio.
Ovviamente ci vorrà il supporto degli “stakeholder” locali, delle associazioni che poi devono mantenere viva l’attenzione e perfezionare nel tempo il tutto.
Sottolineo il fatto che il progetto è legato a doppio filo agli elementi fisici ma anche alle persone che vivono questi luoghi.
Nei prossimi mesi sarà fondamentale coinvolgere i singoli Comuni con incontri dedicati alle diverse tipologie di “attori” che possono dare un apporto e impulso.
L’obiettivo sarà quello di essere aperti a qualsiasi tipo di contributo proprio perché mi piacerebbe che il progetto venisse condiviso il più possibile.
Un progetto partecipato che vada oltre il nostro tempo.
Verrà proposto anche un logo che identifichi l’ecomuseo.
Verranno utilizzati i simbolismi che storicamente si sono susseguiti all’interno di questo ambito.
A Daverio penso allo stemma della famiglia Sessa, oppure al famoso “biscione” dei Visconti, ai torrioni e alle merlate di alcuni manufatti.
Più in generale sono fonte di ispirazione gli stemmi comunali, dei disegni grafici che possono essere estrapolati delle mappe storiche o dai riferimenti paesaggistici come, il Campo dei Fiori, la Strona ecc.
Il logo dovrà arrivare ad una sintesi e mi piacerebbe produrre una selezione di proposte da condividere con le persone con le scuole.
Non mi aspetto molto, però forse un tema fondamentale in questo momento, dove siamo fortemente limitati e dove tante persone riscoprono quello che gli sta vicino e che avevano dimenticato.
Forse questo è il momento giusto per dare peso a nuovi punti di vista.
Ecco il mio sogno è dare un valore al paesaggio, un valore economico che banalmente si può dare anche all’interno di un PGT (Piano di Governo del Territorio).
Un tema interessante che darebbe lustro a questa nostra zona e potrebbe essere un modello non solo regionale ma italiano, è quello di proporre uno schema di sviluppo del territorio dove il PGT non è soltanto un “lenzuolo multicolore” colorato in base unicamente alle esigenze di edificare dei privati sui singoli lotti.
Possiamo dare un valore economico al paesaggio in modo che sia generatore di processi di autocostruzione del paesaggio.
L’incentivo e non la norma che dà limitazioni.
Lo sforzo che potrebbero fare i Comuni delle Piane Viscontee del Varesotto è quello di selezionare, catalogare attraverso uno studio dedicato quali sono gli elementi che strutturano la “ grammatica del Paesaggio”, nel loro territorio e di incentivarli.
Si potrebbe ad esempio attribuire una premiata volumetrica a fronte di interventi “sensibili”, che utilizzino quindi gli elementi selezionati e integrati negli strumenti urbanistici.
Grazie architetto io direi adesso di lasciare spazio a eventuali domande, poi dopo ne avrei anch’io una da fare, per cui se qualcuno vuole intervenire, prego.
Io ho una domanda velocissima, buonasera. Volevo chiedere questo, allora da quanto ho capito è stata fatta una conferenza stampa di presentazione del progetto, corretto? Quindi volevo chiedere oltre ai Comuni direttamente interessati se ad oggi c’è stata già una risposta da parte della cittadinanza, quindi un interesse, una manifestazione appunto di coinvolgimento seppur iniziale, se c’è stata una risposta da parte dei cittadini.
Quando è stato pubblicato il primo articolo durante il Covid , c’è stata una reazione negativa limitata ad alcuni soggetti tra l’altro anche di Daverio, ma perché purtroppo credo che quando si legge un post o un articolo spesso ci si limita al titolo e non si approfondisce.
In ogni caso ci sono stati anche tanti riscontri positivi.
Un’ultima cosa, ma dal momento in cui dalla teoria si passerà alla pratica lei ci può dare una tempistica di inizio dei lavori, cioè un progetto che potrebbe richiedere quanto tempo?
Mi piacerebbe arrivare entro la fine dell’anno a concretizzazione una proposta che possa portare al riconoscimento.
Ma per i comuni questo impegno come si quantificherebbe, che tipo d’impegno sarebbe per le amministrazioni?
I comuni dovranno condividere un programma con degli interventi mirati.
Dal mio punto di vista l’obiettivo primario di questa zona è arrivare a realizzare un itinerario ad anello.
L’itinerario dell’Ecomuseo delle Piane Viscontee del Varesotto.
Le cifre economiche del progetto non saranno importanti.
Si tratterà di realizzare:
una cartellonistica condivisa che metta a sistema tutti i vari Comuni, dove ogni Comune dovrebbe sviluppare il suo o i suoi percorsi che portano dal centro storico all’itinerario principale.
Nel caso di Daverio gli itinerari principali che suggerirei sono:
la strada agricola che dalla cascina Spazzacamino conduce al “vedrè” (confine con Casale Litta), l’attraversamento di quello che viene spesso citato come:” Central Park di Daverio”, un altro snodo fondamentale è in corrispondenza del Gigante perché esiste ancora la possibilità di collegare la Piana di Daverio con la Piana di Vegonno.
Una sfida bellissima per Daverio sarebbe quella di risolvere il problema che c’è nella zona della Marogna; lì è presente un vecchio passaggio di collegamento lungo la roggia Vecchia e purtroppo nel tempo sono stati tutti chiusi.
Secondo me sarebbe interessante e fondamentale un collegamento con Azzate.
Stefano scusa per riallacciarmi a quello che dici a proposito del coinvolgimento anche dei privati, ovviamente queste cose devono venire fuori, cioè devono essere messe a conoscenza, quindi secondo me l’importante è il fattore comunicazione che arrivi anche a quei proprietari terrieri che probabilmente hanno chiuso quelle vie che dici tu, perché magari loro non sanno, il sapere secondo me dev’essere la base di tutto, quindi pubblicizzare sempre il più possibile per raggiungere gli obiettivi tuoi che io condivido.
Sì in realtà gli obiettivi non sono miei, ma devono diventare di tutti.
Questo passaggio è importante perché questo progetto deve superare il nostro tempo;
Forse lavorando insieme ai ragazzi delle scuole si può pensare di dare un seguito a questo modello.
Vorrei promuovere il progetto con serate tipo queste, aperte.
Nei prossimi mesi voglio provarci, poi più persone vogliono contribuire e meglio il progetto risponderà alle aspettative di tutti.
Magari chiedo di cominciare a interessarvi e a chi non l’avesse già fatto di seguire la pagina facebook “Piane viscontee del varesotto” e quella Instagram.
Iniziare a condividere un po’ i contenuti sarebbe carino e strumentale alla causa.
Secondo me anche i Sindaci hanno bisogno che scaturisca questa esigenza dalle persone.
Bisognerebbe anche iniziare a segnalare ciò che stride con il paesaggio come ad esempio le recinzioni, le incongruenze…
È giusto noi l’avevamo ben meditata e abbiamo mantenuto la posizione infatti i risultati ci sono.
Analizzare come vengono gestire le recinzioni all’interno dei Piano di Governo (PGT) permette di determinare
Il grado di sensibilità di un’amministrazione rispetto al tema del pesaggio.
Quanto viene fatto pesare l’interesse pubblico del paesaggio rispetto all’interesse del singolo che recinta in base a logiche personali?
Ora faccio sorridere e arrabbiare chi è più colto di me prendendo ad esempio Marcel Duchamp.
Cosa ha fatto questo artista straordinario? Ha preso un “cesso”, lo ha messo all’interno di un museo e ha detto questo è arte;
Noi invece stiamo facendo il contrario….
Stiamo costruendo e organizzando gli spazi in modo che tutto il contorno diventi cesso.
Intendo dire che se abbiamo recinzioni ovunque gli spazi aperti perdono di qualità e diventano una sorta di tonnara.
Se osserviamo come sono fatte le recinzioni esistenti notiamo come vengono realizzate nei più svariati modi.
Un minimo di condivisione sugli stili da parte dei comuni porterebbe ad evitate le dissonanze incredibili, riscontrabili nel nostro territorio.
Ogni volta che recintiamo chiudiamo qualcosa ed eliminiamo un collegamento.
Gli spazi aperti per essere interessanti devono dare la possibilità di concretizzare un collegamento fisico e visivo tra gli elementi, altrimenti compromettiamo “il tutto”, il paesaggio, il “museo/contenitore di Duchamp.
Sì intanto ringrazio per questo tempo che ci sta dedicando. Nelle “slides” ho visto una schermata sui percorsi fluviali, anch’io sono molto appassionata di percorsi fluviali, peraltro io abito proprio vicino alla roggia Vecchia, quindi c’è anche quel dettaglio lì su cui sono molto interessata. Io simpatizzo molto per il suo progetto appunto stasera sono riuscita a dare qualche contenuto in più perché il tutto sinceramente mi era un po’ vago, mentre stasera penso di avere capito un po’ più di cose.
Ho due punti da portare all’ordine del giorno che ho visto che comunque parzialmente sono contemplati nel lavoro che avete già svolto. Allora il primo il territorio, si parla molto di territorio di valorizzazione del territorio però è inutile nasconderci che il territorio nostro per quanto pregiato da un punto di vista paesaggistico sia anche parecchio degradato, cioè le nostre strade i nostri boschi sono delle discariche e quello che non si vede è perché è già andato sotto, perché se noi semplicemente raschiamo un po’ di terra ci viene fuori di tutto e di più degli ultimi 50 anni di abbandono di laterizi, di discariche varie di aziende di vario genere, quindi mi piacerebbe che questo aspetto fosse un po’ più evidenziato nel senso che non possiamo andare a fare una passeggiata in mezzo ai rifiuti.
Noi abbiamo un apiario in zona Brunello e vi dico che ogni volta che ci muoviamo portiamo a casa i sacchi di tutto, salta fuori di tutto. Purtroppo c’è un po’ di frustrazione sotto quest’aspetto perché si ha l’impressione che le istituzioni abbiano alzato le mani e quindi preferiscano magari fare finta di nulla o comunque insomma hanno rinunciato a gestire questo elemento che io credo sia basilare, nel senso che io sono andata all’università però prima ho fatto il liceo prima ancora la scuola media e prima le elementari: ovvero partire da un ambiente risanato, questo vale sia per il terreno che anche ovviamente per le acque a maggior ragione, cioè lei ha citato l’inquinamento dello Strona e non c’è solo quello, cioè ci sono tutte le deviazioni che sono state fatte in tutti questi anni di sviluppo urbano mal concepito, ci sono le secche perché i cambiamenti climatici hanno prosciugato molto il nostro ambiente.
Io come lei ho molta attenzione per l’aspetto faunistico e le passo questo, io ho un sogno che è il ritorno della lontra, visto che stiamo parlando di acqua sembrerà magari utopistico però effettivamente una cosa paradossalmente positiva degli ultimi decenni è proprio quello che la fauna, e vedo che lei è molto appassionato di fototrappolaggio, sta vivendo invece un periodo di bellissimo recupero e perché non pensare alla lontra nel Varesotto che è un terreno così ricco di acque di laghi di paludi di fiumi, un terreno con grandi precipitazioni, ovviamente la lontra ha bisogno di acqua pulita di pesci e quindi questo sarebbe un bellissimo punto di arrivo così un flash che le lancio.
Un altro punto di attenzione su cui le chiederei una risposta, abbiamo parlato appunto dei social, noi viviamo nell’epoca del web che è uno strumento potentissimo di diffusione dei progetti o degli eventi, molto più di quanto fossero gli strumenti tradizionali che abbiamo sempre usato cioè l’articolo del giornale, la locandina e questa è un arma un po’ a doppio taglio perché a volte appunto ci sono dei fenomeni che diventano sovraesposti; faccio un esempio e così ci capiamo meglio: Vegonno secondo me è un po’ un punto da non imitare perché sovraesposto, cioè non c’è giorno in cui Varese News non faccia un articolo su Vegonno non esca una foto ecc. quindi risulta un po’ soffocato dai visitatori. Vegonno, e i visitatori cosa comportano? Automobili, parcheggi disordinati, rifiuti, disturbo agli animali, conflitti con i residenti; un altro esempio potrebbe essere quello di “Le lucine di Leggiuno”, manifestazione che ha dovuto essere interrotta in corso d’opera perché a furia di calcare questa manifestazione il paese si è trovato in difficoltà nell’accogliere un flusso di visitatori che era al di sopra delle sue forze; allora perché sto dicendo queste cose, perché mi è piaciuto molto quello che ha detto sullo sviluppo economico che io avevo inteso un po’ come il solito discorso di attirare il visitatore e questo ci può essere, però ovviamente c’è un punto di domanda perché se l’ambiente poi non è recettivo nel senso che non ha una vocazione turistica e quindi non ha delle strutture predisposte paradossalmente potremmo avere un po’ come un effetto bumerang.
Alberto prima aveva un po’ accennato a questo aspetto parlando appunto di piste ciclabili invasive, ecco io personalmente quando sento parlare di piste ciclabili ho subito un po’ di sudore freddo perché le piste ciclabili sono sicuramente una bella cosa, però bisogna considerare che noi abbiamo tutti un grande desiderio di andare a fare movimento all’aria aperta, ma che cosa facciamo come prima cosa, prendiamo la nostra automobile per andare poi, e quindi ogni domenica, migliaia di automobili si spostano. Se questo spostamento avviene verso i punti strategici che vengono particolarmente calcati dai social si possono creare poi delle strozzature che finiscono per essere penalizzanti sul territorio mentre si voleva fare il contrario. Ecco io ho voluto puntare su questi due aspetti che possono essere degli elementi su cui ragionare.
Sulla roggia Vecchia invece siccome è un posto che io frequento da quando sono nata, i collegamenti sono tre, quello a cui vi riferite voi vicino alla Marogna penso che sia il Ponticello che va presso l’ex mulino che è stato chiuso, non lo sapevo; poi c’è un altro Ponticello vicino alla cascina Torre però collega proprio con l’ex proprietà del Castello di villa Bossi e questo passaggio è un po’ stato strozzato dalle recinzioni di un azienda agricola che ha messo tutta una recinzione elettrificata e anche questo è un punto da risolvere.
L’altro passaggio che però è il principale, e io questo tema lo avevo già tirato fuori anche con il consigliere Simone di Azzate, è attualmente inglobato dal bosco ed usciva dove c’è la cascina Fornace, quella zona lì è proprio interessante perché era una zona produttiva paradossalmente, quindi c’erano mulini, c’era la fornace c’era il castello che allora voleva dire produzione, quindi una zona sicuramente interessante con dei punti di attenzione. Poi io anche questo vorrei dire e cioè non serve fare un percorso se pure semplice nel senso che allora per questo va bene qualunque posto dove andare a camminare, quello che invece è utile è fare un percorso in cui ci siano degli elementi che vengano valorizzati, che vengano riportati come centro d’interesse, perché come è pure semplice diciamo l’itinerario sentieristico secondo me è inutile nel senso che ci sono già altre piste ciclabili e quindi per conto mio l’itinerario deve esserci nel rispetto di quello che era l’uso viabilistico preesistente; quindi non andare ad aprire delle nuove strade o dei nuovi sentieri che potrebbero anche disturbare l’ambiente naturale però appunto valorizzando quello che c’è, per esempio c’era la fornace c’era il mulino in riferimento a questo punto, poi chiaramente ogni Comune ogni realtà avrà i propri. Con questo mi riferisco anche un po’ a quello che diceva prima Kevin quindi grazie di questo intervento.
Grazie Silvia, sicuramente il tema dell’inquinamento ambientale è sotto gli occhi di tutti.
Purtroppo c’è chi pensa di sistemare le strade buttando detriti.
Credo che vi sia un problema culturale di base e secondo me la risposta è passare dalle scuole, dall’educazione, dalle associazioni che lavorano con le scuole, con i ragazzi.
Osservare la fauna è un “gioco” interessante che ci ha fatto fare scoperte inaspettate.
Abbiamo trovato: una donnola, tassi, cinghiali, caprioli, volpi, ecc.
Ovviamente alcuni di questi animali danno dei problemi però è carina questa condizione della fauna che si sta riprendendo un po’ di spazi, anche se a qualcuno dà fastidio. La lontra non so come può essere vista sinceramente io non sono così edotto in materia.
Vegonno effettivamente è “soffocata”.
Una risposta alla situazione legata alla congestione della Piana di Vegonno potrebbe essere quella far scoprire alle persone che all’interno del nostro territorio, delle Piane Viscontee che vi sono anche altre zone di pregio.
Esistono altre piane e ambiti di valore, altri punti di accesso che permettono di raggiungere molteplici ambiti interessanti, belli e ricchi di storia.
L’idea dell’itinerario è finalizzata anche a risolvere problematiche come questa.
Esistono più “porte di accesso a questa area” e queste dovrebbero diventare facilmente identificabili sia fisicamente con degli elementi puntuali (totem, bacheche in punti strategici), che su mappe.
Dovrebbero essere collocate dove oggi sono disponibili dei parcheggi, dei punti di interscambio tra mezzi di trasporto, dove esistono dei servizi o ancora meglio nei centri storici.
Essendo ancora più lungimiranti gli itinerari potrebbero diventare delle vie privilegiate per raggiungere dei posti di lavoro o studio.
Grazie per l’invito a partecipare a questo “webinar” e ringrazio anche Stefano Biondaro che ho avuto modo di conoscere non da molto tempo proprio in virtù di questo progetto de Le piane viscontee, progetto che peraltro mi coinvolge in prima persona perché in realtà io ho trascorso una buona parte della mia infanzia-adolescenza proprio nelle zone di Mornago quindi in una di queste piane viscontee che io chiamerei anche piane viscontee e feudi viscontei, che poi passarono di proprietà ai Confalonieri e successivamente ai Belgioioso: sappiamo che il castello di Caidate ha una storia molto complessa e articolata.
Devo dire che avrei preferito incontrare Stefano prima del sacco delle “Brere” di Montonate, perché sarebbe stato molto più sereno, più bello incontrarci magari proprio in quella zona che è stata veramente devastata da una sciagurata speculazione, e proprio su queste note tristi ci siamo incontrati e abbiamo discusso; peraltro anche questa zona di “Brere” che spero molti di voi conoscano era una delle zone forse più panoramiche e più belle di tutte le piane viscontee, è un luogo che a me è molto caro perché apparteneva alla mia famiglia da 150 anni ed è stato devastato senza un vero motivo se non quello puramente speculativo in quanto c’erano per esempio altre aree a disposizione per la costruzione di villette, per esempio l’area ex-Borgomaneri, la vecchia fabbrica del Cotonificio che poi fu demolito alcuni anni fa lungo la cosiddetta strada nuova; quindi si è voluto proprio escludere questa area per fare invece questo scempio veramente vergognoso, andate a vedere, o pure lo stesso Stefano vi potrà spiegare perché lui stesso insomma è rimasto in qualche modo impigliato.
Parlo di Montonate, un luogo che mi è profondamente caro, proprio uno dei luoghi dell’anima. Ho condiviso il progetto di Stefano e anche quello che ha detto in questa descrizione articolata e anche quando parliamo di Vegonno trovo condivisibile l’intervento di Silvia Mangano che non ho avuto il piacere di conoscere comunque questa è una occasione, e lo condivido proprio perché io ci cammino spesso da quelle parti e ho avvertito proprio una sorta di usura del territorio. In realtà Vegonno è diventato di moda semplicemente, Vegonno è talmente di moda che non possiamo neanche considerarlo un territorio rurale, a parte quegli incongrui cipressi e anche qui mi trovo completamente d’accordo e anche sulle recinsioni trovo che la grettezza privata sia uno dei peggiori nemici di questo progetto e questa grettezza è tanta ed è un po’ distribuita dappertutto; però credo in sostanza che c’è ancora una scarsa cultura della ruralità cioè della campagna in quanto tale, credo che la campagna è percepita come un luogo residuale prevalentemente; quindi Vegonno non è campagna perché è una sorta di passeggiata asfaltata, quindi noto la presenza di asfalto che in qualche modo la dice lunga, e quindi non posso più definirlo un sentiero quando in realtà lo è sempre stato, cioè quello lì era un sentiero che è stato asfaltato e che è stato messo lì come non so più o meno le piste ciclabili e ormai sono diventate quasi impraticabili, soprattutto per chi come me cammina lentamente ed è costretto a scansare le persone in bicicletta che vanno più o meno velocemente, fregandosene di chi cammina. Quindi si è creata quella sorta di gerarchia fra le persone, ecco le persone in bicicletta sono sicuramente poco sensibili e poco attente a quelle che camminano, quelle che camminano senza cani o senza bambini sono dei paria, sono l’ultima categoria dell’esistente, insomma scusate la mia radicalità ma in genere mi piace appunto un po’ estremizzare per far capire più o meno a che punto siamo arrivati. La persona che cammina non possiede niente, possiede solo il potere delle proprie gambe, insomma è vista come una sorta d’intralcio; quindi ho smesso di amare le piste ciclabili che all’inizio avevo accolto con molto entusiasmo, le ho frequentate tutte, le conosco tutte quelle della provincia comprese quella che da Castiglione arriva fino a Marnate, l’ho fatta anche di recente. Credo che alla base del problema di questo progetto, a parte i vari elementi tecnici che sono stati molto bene elencati da Stefano, credo che sia proprio quello della percezione del paesaggio rurale che è ancora una percezione molto minoritaria e quindi anche molto fraintesa.
Il paesaggio rurale è un paesaggio dove la gente in genere non va a rigenerarsi, non è un paesaggio turistico, non è un paesaggio estetico, anche se in realtà esiste un ordine estetico anche nella campagna, nel senso che è un ordine che è stato creato dai contadini non dai giardinieri, lo dicevo appunto l’altro giorno in un altro “webinar” e quindi per tutto questo è molto difficile da percepire; infatti il fatto che queste aree siano diventate luoghi di spazzature e di rifiuti è la prova lampante che non sono considerate che aree residuali, quindi finché noi continueremo con questo tipo di cultura avremo non poche difficoltà a fare tutto questo perché la gente poi possa fruirne e non consumare la realtà del territorio, perché questo è un po’ il discorso che mi sta a cuore dire.
Poi comunque ogni volta che passo dalle “Brere” mi viene il magone e penso che bello tutto questo se ancora ci fosse la torre libera da quelle insipide villette, una diversa dall’altra, messe lì casualmente insomma, davvero uno schifo senza precedenti e mi dispiace perché è una cosa che mi appartiene; ma non lo dico solo perché questo appartenga alla mia infanzia, alla mia famiglia, ma lo direi anche se fosse a Varese o se fosse in qualsiasi altro luogo. Sono noto per le mie battaglie ambientaliste in questi anni, l’ho fatto pur non avendo alcun tipo di appartenenza personale, però in questo caso, lo dicevo a Stefano quando ci siamo incontrati in altre occasioni, sono stato fortemente provato, grazie.
L’altra cosa che volevo capire un po’ meglio, lei ha fatto cenno ma ne ha fatto cenno l’agronomo Zanzi anche in più occasioni sul valore economico del paesaggio è un concetto che credo sia abbastanza nuovo e forse è interessante metterlo un po’ a fuoco.
Sì io ho partecipato al webinar di Varese 2.0, mi ha invitato Maurizio e allora ero curioso di sentire, insomma sono sempre aperto a quello che avviene intorno a noi.
Zanzi durante l’incontro ha parlato di un bilancio economico legato al verde in senso generale; personalmente entrerei maggiormente nel dettaglio.
Credo sia necessario attribuire un valore economico al paesaggio.
Per assegnare un valore economico al paesaggio l’unica strada percorribile è quella dell’incentivo.
All’interno dei PGT si è sempre parlato d’incentivo per interventi finalizzati all’efficientemente energetico, come pure nelle leggi regionali e nelle recentissime norme legate al 110%.
Personalmente darei un incentivo volumetrico a chi realizza delle opere che hanno una sensibilità paesaggistica.
I progetti di nuovi edifici o le ristrutturazioni che utilizzano degli elementi riconducibili a un abaco condiviso dalle amministrazioni, ad un elenco di elementi caratteristici del territorio in cui sono inseriti.
Gli elementi meritevoli di premialità possono essere: l’utilizzo di muretti a secco, lasciare una fascia di circa un metro di prato prima di realizzare una recinzione da schermare con essenze autoctone, l’utilizzo di determinati materiali.
Generare interesse economico rispetto al tema del paesaggio attraverso l’incentivo economico.
Il fatto di utilizzare scelte che tutelano e promuovono il paesaggio “consolidato”, si può trasformare nella possibilità di realizzare maggiore volumetria in un lotto ad esempio o in una riduzione degli oneri.
L’idea è in sintesi quella di dare maggiore peso all’aspetto paesaggistico.
Il concetto mi è chiaro, poi naturalmente va ulteriormente approfondito questo aspetto perché di fatto attualmente non esiste questo tipo di incentivo.
Esiste qualche esempio in alcuni comuni delle Provincia di Varese
Da Presidente della Commissione del Paesaggio vi confido che spesso si hanno delle difficoltà nel valutare i progetti.
Spesso non si hanno gli elementi per indirizzare, per aiutare anche i tecnici, perché se vi fossero delle prescrizioni/incentivazioni, delle indicazioni di dettaglio, si potrebbe evitare ai tecnici la difficoltà di proporre progetti che assecondano il gusto del cliente, ma che non pesano il fatto che ogni singola scelta incide su uno scenario collettivo.
Spesso viene richiesto il rispetto della gamma delle terre nella scelta dei cromatismi per intonaci o muri.
Come sappiamo la terra può essere: grigia, grigia scura, verdognola, rossiccia, ecc.
Indicazioni più specifiche aiuterebbero il tecnico magari a giustificare delle scelte con la committenza
e consentirebbero di gestire nel tempo l’impatto degli interventi edilizi, controllando il risultato con delle scelte politiche di indirizzo sensibili al tema del paesaggio.
Sarebbe interessante proporre l’incentivo paesaggistico a tutti i Comuni che aderiscono al ecomuseo e mirare a un processo di autocostruzione del paesaggio delle piane viscontee del varesotto.
Condividere delle linee guida sul paesaggio da trasporre nei vari PGT.
Infatti, so anche di Morazzone che ha questa “colonna verde”, così si chiama, che in sostanza è un file da compilare che genera un punteggio un po’ come quello che dicevi prima, che ti permette in sede di una ristrutturazione o nuova costruzione di avere poi anche degli scomputi di oneri, costi di costruzione, ecc.
Qualche amministratore si sta già muovendo a dare delle linee guida abbastanza precise perché io l’ho vista la “colonna verde” di Morazzone: è molto dettagliata sugli indici paesaggistici che dà, sulle scelte paesaggistiche che dà, quindi qualcosa si sta muovendo in quel senso ed è opportuno che sia così perché altrimenti ci sono poi delle incomprensioni anche su quello che dicevi tu prima, i colori delle facciate piuttosto che altri elementi, quindi qualcosa c’è già e sarebbe bello averlo per la nostra zona che come Morazzone o Castiglione è una zona molto importante.
Io mi sono fatto un’idea nel senso che come diceva Silvia prima all’inizio, il tutto mi era un po’ vago, adesso è un po’ più chiaro, quindi con l’intervento ho capito un po’ più nello specifico di che cosa si tratta, l’idea è molto bella, è molto interessante e insomma tocco un tasto più dolente, spero che anche Daverio prima o poi, spero con noi o comunque nel futuro possa aderire e partecipare attivamente al progetto, perché appunto come ha sottolineato anche l’architetto abbiamo un ruolo importante sia dal punto di vista paesaggistico che storico, quindi sarebbe uno spreco non partecipare, questa è più una riflessione che una domanda.
Io sono stato colpito, anche a me era poco noto questo progetto e il coinvolgimento con le scuole ritengo sia una cosa necessaria, io sono di parte, e con le associazioni e qui sono di parte ancora, però mi era poco noto, adesso mi è molto più chiaro, ho capito bene grazie alle spiegazioni che ha dato l’architetto e condivido soprattutto l’aspetto di fare partecipare le scuole, quell’aspetto lì lo trovo molto interessante.
Anche io sono molto d’accordo con Enrico è chiaro che questa situazione in digitale non aiuta.
Ne approfitto per dire a Biondaro e anche a Maurizio che sul sito Daverio Cresce c’è anche la trascrizione della serata che abbiamo fatto con Enrico sugli interventi di laboratori all’interno della natura che inizialmente faceva e si spera farà ancora Remida di cui Enrico era uno degli elementi portanti, abbiamo visto che sarebbe una cosa anche quella da sviluppare a Daverio e si collega anche al discorso che abbiamo fatto stasera, quindi vi inviterei ad andare a vedere il resoconto della serata, così capite meglio di cosa sto parlando.
Sì, e quando ha parlato di Central park sicuramente sono d’accordo con l’architetto e mi piacerebbe conoscerlo per poterci parlare poi di persona, più avanti.
Grazie di avermi invitato innanzitutto è stato molto molto interessante, ho ragionato su un po’ di cose che sono venute fuori questa sera magari ne possiamo parlare anche prossimamente, nel senso che sono temi sui quali mi devo anch’io fare un po’ di chiarezza, alcune parole chiave che sono venute fuori questa sera sui luoghi della fruizione e sulle modalità di fruizione di alcuni luoghi per esempio e quindi questo progetto è veramente molto molto molto interessante e mi piacerebbe ragionare un po’ su questa cosa. Poi un’altra questione è capire magari meglio quale possono essere le obiezioni, le difficoltà che si possono incontrare o che già sono state incontrate per appoggiare approvare e apprezzare soprattutto il progetto da parte dell’amministrazione che credo che anche questo sia un nodo abbastanza importante, nel senso che ci sono i bei progetti che devono essere compresi e accolti fondamentalmente, poi possono avere chiaramente uno sviluppo una evoluzione, diversamente il rischio è che purtroppo non ci sia spazio o tempo per un accoglimento secondo me anche culturale, non solo progettuale, però penso che siano temi che non possiamo aprire adesso. A conclusione però io ci ho ragionato ascoltandovi e prima non sarei stata in grado neanche di porre un quesito che fosse minimamente dignitoso per la discussione.
Bene, infatti queste serate e il livello della serata di stasera lo conferma, sono veramente molto stimolanti; questo direi che è forse un vantaggio di questo strumento che abbiamo imparato a usare nostro malgrado, però ha delle potenzialità e credo che anche poi quando speriamo si ritorni alla situazione di normalità, varrà senz’altro la pena di utilizzarli comunque parallelamente agli altri.
Volevo ringraziare l’architetto Biondaro per questa panoramica sul progetto che è molto bello e mi ha portato un po’ ripensare al fatto che comunque Daverio era già su un percorso, sulla via Francigena, perché abito a Dobbiate, vicino alla chiesetta di Dobbiate che penso voi sappiate essere una chiesa di campagna lungo i percorsi dei pellegrini, un conventino degli Umiliati, chiesetta con convento, probabilmente era un posto di passaggio per i pellegrini che transitavano da Varese, insomma si trovava lungo questa via e quindi spero che Daverio aderisca a questo progetto ancor prima di noi se avremo la possibilità di entrare a far parte dell’amministrazione del paese, perché comunque è già una cosa storica il fatto di trovarsi in un percorso che veda coinvolti tutti questi paesi, grazie.
Allora grazie ancora a tutti e buona continuazione di serata
Contattaci per qualsiasi domanda o dubbio!
Daverio cresce – 2022
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