Interviste

L’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale GAS, con Barbara Raimondi (GAS Officina Varese)

Barbara Raimondi

Bene volevo farvi vedere qualche video durante la mia breve presentazione giusto per non fare il monologo che diventa un po’ noioso. Anzi tutto mi presento sono amica di Elisabetta, faccio parte del “GAS Officina Varese” più o meno dal 2003/2004 quindi quasi vent’anni.

Partirei ecco dall’inquadrare l’esperienza, la scelta di far parte di un gruppo di acquisto all’interno di quello che può essere chiamato consumo consapevole, è un aspetto con cui si declina questa grande categoria di stili di vita che possono essere declinati in tanti modi, uno di questi è quello dell’acquisto.

Allora partirei con un video carino “La storia delle cose” è un video di qualche anno fa che a me piace sempre vedere, dura un quarto d’ora, gli altri che ho durano un minuto, è l’unico un pochino lunghetto però secondo me piacevole dato che è sera magari siamo un po’ stanchi e può essere un modo per così rilassarci distenderci ed entrare nell’argomento.

Alberto

Bene grazie Barbara, abbastanza scioccante come video, poi lo mettiamo sul sito.

Alberto

Bene grazie Barbara, abbastanza scioccante come video, poi lo mettiamo sul sito.

Barbara Raimondi

Ho iniziato con questo video perché spesso il rischio di parlare dei GAS è quello di raccontare un po’ una bella favoletta, le persone che si trovano, le famiglie che decidono di acquistare in modo consapevole fanno l’acquisto insieme, magari fanno la spesa coi bambini, vanno direttamente dal contadino, si mangia biologico, tutte cose assolutamente vere e valoriali però si dimentica ecco partendo da qui diciamo dalla concretezza poi del gruppo di acquisto, si perde un po’ di vista proprio l’origine forte invece della scelta di fare parte di un gruppo di acquisto.

Se avete in mente il video di prima il video era tutto in bianco e nero c’era solo una cosa colorata “una freccia”, la freccia gialla è il consumatore, è l’acquisto e nell’acquisto c’è tutta la nostra forza e tutta la nostra debolezza, cioè tutta la nostra forza perché attraverso appunto un acquisto oppure un altro possiamo affermare il fatto che un determinato tipo di economia abbia senso di esistere oppure no, ma anche la nostra debolezza perché ovviamente siamo, benché illuminati, siamo sempre un po’ vittima di tanti condizionamenti, però ecco è sulla consapevolezza della forza di acquisto, del nostro acquisto come consumatore che nasce l’esperienza dei GAS. È un’esperienza diciamo che parte negli anni ‘90 e ha dei predecessori questa consapevolezza, diciamo che un’economia di questo tipo lineare non potesse funzionare non è solo dei tempi odierni è una consapevolezza che già era radicata anche negli anni ‘70 e in seguito, le prime esperienze di alternativa all’economia globale o globalizzata sono state altre. Faccio due esempi che magari conoscete, il primo il boicottaggio non so se vi ricordate, il boicottaggio della Nestlè, il boicottaggio della Nike fine anni ‘80 inizio anni ‘90 eccetera, il boicottaggio appunto è un esempio e anche il commercio equo anche questo tipo di realtà economica era una risposta alternativa a un commercio appunto lineare che andava a impoverire i paesi del terzo mondo e quindi si toglievano tutti gli intermediari tra noi e i paesi del sud del mondo acquistando direttamente prodotti originari del sud del mondo in posti specifici che erano all’inizio le botteghe del Commercio Equo Solidale, poi le abbiamo trovate anche all’Esselunga, però tutto questo è tutta un’altra storia.

Una parte importante in tutto questo movimento la fece il “Centro nuovo modello di sviluppo” che redigeva ogni tanto la guida al consumo critico in cui praticamente venivano classificati i vari prodotti in base alla trasparenza dell’azienda, in base all’abuso di potere, in base a rapporti col terzo mondo, in base al finanziamento per esempio di armi ed esercito, in base all’eventuale sfruttamento o meno di animali, in base al fatto di avere dei capitali in paradisi fiscali e quant’altro, quindi diciamo la prima parte della storia del consumo critico rispetto a quello che acquistiamo è stata una campagna di acquisto consapevole ma in negativo, cioè cosa non vado a comperare appunto non compero la Nestlè, non compero i palloni della Nike, le scarpe della Nike, non compero quel tipo particolare di shampoo perché dietro ha una storia di sfruttamento o d’inquinamento, quindi in negativo.

L’esperienza del GAS che nasce un pochino dopo invece è prevalentemente un’esperienza in positivo, cioè non solo scelgo di comperare delle cose, ma scelgo di avvicinarmi all’acquisto in modo personale, locale e diretto; nascono appunto i primi gruppi d’acquisto con questa consapevolezza del potere dell’acquisto che, andando quindi a individuare dei produttori locali, instaurano con loro una relazione e li scelgono sulla base di alcuni criteri: assenza di sfruttamento del lavoro, produzione di prodotti biologici, produzione e possibilità di acquisto di cibi stagionali, quindi legati all’evoluzione delle stagioni. Non cibi quattro stagioni, quindi che ne so i pomodori al 2 dicembre e così via, ma proprio più legati al territorio, fanno traghettare la spesa da un atto individuale e se vogliamo anche un po’ alienante a un atto invece collettivo e di condivisione per cui la spesa non la faccio sempre da solo, la faccio anche con altri, con altri condivido dove comperare e ci mettiamo insieme. Perché ci mettiamo insieme? Perché per sostenere queste economie bisogna essere un pochino in più, bisogna avere l’effetto massa. Se a prendere un chilo di mele biologiche dal piccolo contadino ci mettiamo insieme costituendo un gruppo possiamo limitare le spese di trasporti quindi non vado io e Maria, Giovanni e Isa con 5 macchine dal contadino a prendere le mele, ma ci va una persona sola a prendere delle mele che si conservano a lungo, per cui non ho bisogno di andare tutte le settimane e così via.

Quindi i gruppi d’acquisto nascono con questo desiderio di rispondere positivamente, di dare una risposta singolare e collettiva nello stesso tempo alla ricerca di un ruolo nell’acquisto il più possibile coerente con i propri valori, senza subire quello che il mercato propone, ma attivamente scegliendo realtà dei prodotti che fanno bene alla salute, che non inquinano, che rispettano l’uomo, che rispettano l’ambiente, che rispettano i lavoratori eccetera. Devo dire che il processo poi di scelta dei produttori è molto diverso da GAS a GAS; tenete presente questa dizione “gruppo di acquisto solidale”, la “S” di solidale è molto importante perché è quello che distingue il gruppo di acquisto solidale dai “gruppi di acquisto”. I “gruppi di acquisto” sono gruppi di persone che mirano sostanzialmente al prezzo: mi metto insieme perché insieme possiamo spuntare un prezzo migliore. Non che il gruppo di acquisto solidale sia formato da persone esclusivamente abbienti che non hanno problemi di tirare a fine mese, sono persone assolutamente normali, però accanto alla valutazione del prezzo che comunque è un parametro di valutazione, c’è soprattutto il solidale. Solidale con chi? Solidale con l’ambiente, solidale magari con gli animali, solidale con i lavoratori eccetera. È interessante perché dietro ogni prodotto c’è veramente una storia. Mi ricordo sempre per esempio l’acquisto del formaggio di capra e uno dice vabbè come fai a scegliere un produttore piuttosto che un altro? Si è aperto un mondo perché poi mano a mano che vai a scoprire che mangime viene usato per le capre, possono pascolare all’aperto, i piccoli delle capre vengono lasciati con le loro madri e vengono allattati all’inizio della loro crescita o vengono subito tolti e allevati con mangimi, e nelle stalle le capre come vengono tenute legate, libere, possono uscire, possono pascolare, gli vengono tagliate le corna?. Ecco quello del taglio delle corna era stata una cosa che neanche sapevo che a volte appunto nelle stalle diciamo così affollate per evitare che gli animali si facciano male vengono tagliate le corna; però alcuni ritengono che questo gesto non faccia bene poi alla salute dell’animale, si possono creare spesso dei traumi che poi portano a malattie e quant’altro, cioè un piccolo esempio, però per dire che è un modo di acquistare che fa entrare un pochino nella vita del prodotto. Quando andiamo al supermercato e scegliamo un caprino abbiamo lì dei rotolini e cosa prendiamo magari quello con l’etichetta che ci piace di più o quello che è un po’ scontato? Non sappiamo niente, invece la possibilità di entrare un pochino più a contatto con le persone, con le storie, fa veramente appassionare anche del cibo che si compra.

Noi abbiamo avuto la fortuna come GAS Varese, che è uno dei primi che è nato, tant’è che quasi nessuno è di Varese, semplicemente era nato in uno dei condomini solidali di Varese, avevano offerto spazi comuni per far partire questa cosa e c’era tra di noi Flavio che lavorava alla Copac che era una piccola cooperativa di consumo biologica a Varese e quindi aveva maturato negli anni una grandissima esperienza e lui ci ha iniziato ad essere un po’ critici, ci ha iniziato a fare delle domande a chiedere: ma i tuoi lavoratori come vengono assunti, sono stagionali non sono stagionali, come tieni i tuoi animali, cosa gli dai da mangiare, come trasporti le cose? Ecco tutte cose che di solito non ci si chiede quando comperiamo le cose, quindi devo dire che è nata una passione per le cose che mangiamo.

Diciamo che molti di noi si sono poi avvicinati al mondo dei GAS coi bambini piccoli spesso, perché magari ecco quando hai i bambini piccoli inizi un po’ a porti di più il problema, il pensiero di cosa gli sto dando da mangiare e quindi mi ricordo che all’inizio eravamo tante famiglie con bambini piccoli ed è diventata alla fine anche un gruppo di riferimento; cioè io ho i miei amici, i miei amici di famiglia i mei amici dell’infanzia i miei amici del lavoro, i miei colleghi e ho i miei amici del GAS. Vi potete immaginare questo confrontarsi insieme sui produttori, su dove andiamo, cosa facciamo, cosa gli chiediamo crea una sorta di fratellanza; quindi capite quello che vi dicevo all’inizio, è un modo di fare la spesa che supera un po’ la dimensione individuale e intimistica, ecco fare la spesa diventa più un atto partecipato.

Vi farei vedere un altro piccolo video adesso è veramente piccolo, il primo era un pochino lungo ma mi premeva farvi vedere per non raccontarvi la storiella ma per dire che il comperare è un atto politico. Adesso vi faccio vedere solo un paio di video carini invece, qualcuno che racconta al di là di quello che vi dico io.

Come funziona concretamente. Ogni GAS ha la sua storia diciamo. Di solito si comincia come gruppo informale, una serie di persone si mettono insieme e decidono di comprare assieme; come avviene questa cosa: sto pensando a voi che magari state ragionando un po’ più come paese e mi veniva da pensare questo, diciamo che per noi hanno fatto da catalizzatore questi condomini solidali, quindi queste famiglie che già avevano scelto di vivere assieme, di avere un determinato stile di vita; in un paese potrebbe essere una piccola cooperativa di consumo, anche magari una realtà privata, che all’inizio fa da tramite, potrebbe essere la Pro Loco, potrebbe essere un’associazione particolare; sono tante le modalità perché ovvio che ci dev’essere un po’ un catalizzatore, o siamo un gruppo di amici o se invece vogliamo diciamo così far decollare questa cosa bisogna individuare un catalizzatore. Per esempio io sono di Albizzate e vi riporto un’esperienza che poi in verità non è partita, però vi racconto come si pensava di farla partire: da noi c’è il Circolo familiare e nel tempo è diventato diciamo così a gestione giovane, il “Circolo the family“, magari lo conoscete più per gli eventi musicali che venivano organizzati qualche mese fa (purtroppo quasi più di un anno fa), ed è una realtà tra l’altro anche di ristorazione, per cui aveva un’esigenza iniziale sua di procurarsi dei cibi sani a km 0 il più possibile locali; però essendo un Circolo molto frequentato da giovani famiglie aveva in mente d’intraprendere questo percorso, quindi offrire alcuni dei propri spazi per accogliere la merce, dividerla tra gli associati e quant’altro; poi diciamo un po’ la pandemia ha interrotto questo processo che era appena un abbozzato, però ecco per dirvi era sì un gruppo di amici ma se vogliamo era quello un punto del paese un po’ rappresentativo.

Alcuni poi si strutturano in associazione, noi per esempio come GAS Varese siamo una APS un’Associazione di Promozione Sociale, abbiamo aperto un conto unico in cui ognuno di noi ricarica ogni tot, ognuno di noi segue un ordine, io per esempio seguo l’ordine dei ceci lenticchie fagioli legumi secchi prodotti dal centro Italia perché abbiamo aderito a un progetto di supporto delle comunità colpite dal terremoto. Ecco un’altra cosa: oltre a scoprire tante belle cose su quello che mangiamo , vi ricordate l’esempio dei formaggi di capra, la nostra realtà intercetta un sacco di progetti belli e interessanti, tipo questo progetto di supporto di piccoli produttori di montagna delle zone colpite dal terremoto. Tutta una serie di GAS della provincia di Varese ha deciso di sostenere tre produttori, uno di lenticchie, uno di carne e l’altro di formaggi con continuità, nel senso che si fanno un paio di ordini all’anno e quindi è un modo comunque, sempre tramite l’acquisto, però di sostenere una realtà pesantemente colpita a livello economico, quindi io personalmente seguo questo ordine per cui mi occupo dei rapporti col produttore, mi faccio dare il listino, lo giro tra gli associati, i vari associati ordinano, il produttore ci spedisce l’ordine; se io seguo un ordine di solito lo smisto, abbiamo un centro che condividiamo con altri GAS diciamo così un “capannoncino” che ha un affitto mensile da dividere tra un certo numero di GAS; ognuno si è creato un suo angoletto, quando arrivano i legumi io accolgo il trasportatore in questo “capannoncino” divido tutti i vari ordini, dopodiché pago il produttore che emette fattura, tramite il conto del GAS; ogni famiglia ha un suo calcolatore che calcola quanto spende per le varie cose e quando vediamo la nostra casellina rossa sappiamo che è arrivato il momento di ricaricare il conto; ecco questo è più o meno come funziona da noi, ma questo diciamo da qualche anno a questa parte, all’inizio si faceva la raccolta dei soldi nel senso che quando andavamo a ritirare il formaggio ognuno sapeva quanto doveva pagare, si raccoglievano i soldi e poi si faceva un bonifico. Il fatto di esserci costituiti in associazione, di avere un conto unico, facilita molti passaggi diciamo così è anche più trasparente, io ho provato a fare bonifici di arance da €4.000 alla Sicilia e devo dire che all’inizio quando li facevo mi sentivo sempre un po’ male ….forse qualcuno si chiedeva ma questa Barbara quante arance mangerà; ecco invece l’associazione ha reso più semplici questi passaggi.

Ecco magari mi fermerei un attimo se ci sono delle domande su queste prime cose che vi ho raccontato, curiosità.

Andrea

Sì Barbara mi scusi, volevo chiedere, siccome io adesso è un anno e mezzo che acquisto da un qualcosa che fondamentalmente penso sia abbastanza simile, però ci saranno sicuramente delle differenze, lei è di Albizzate, io acquisto a L’Alveare del lago e volevo capire fondamentalmente se ci sono anche delle differenze tra i due sistemi, perché il concetto più o meno è sempre quello, andare direttamente dal produttore locale senza che ci sia tutta la filiera, però penso che ci possono essere differenze tra sistemi all’apparenza simili.

Barbara Raimondi

Ok allora da quanto ne so perché magari non sono ferratissima. Se non erro L’Alveare è una realtà che fa un po’ da tramite e va a facilitare soprattutto i singoli; io mi metto nei panni di uno che sente parlare di un GAS però magari guarda la cartina dei GAS e scopre che il GAS più vicino ce l’ha a 40 km e si fa prendere già un po’ dallo sconforto, oppure magari ha problemi di tempo, che so un lavoro molto impegnativo per cui non riesce a pensare questa cosa del trovarsi, scegliere il produttore fare l’ordine eccetera che ovviamente porta via un po’ di tempo. Una sera ogni mese facciamo la riunione ogni tanto si va a visitare un produttore quindi lo facciamo perché ci piace però ovviamente ci va del tempo e magari uno tutto questo tempo non ce l’ha, apprezza molto, cioè comunque appoggia l’idea del comperare da un produttore locale però magari non ha così tanto tempo da perdere tra virgolette, insomma in rivoli vari.

E allora diciamo L’Alveare viene un po’ in aiuto in queste situazioni, fa un po’ da tramite penso, raccoglie una serie di prodotti da una serie di produttori locali penso che proponga dei panieri.

Dario

C’è fondamentalmente un Market online, nel senso che sei iscritto, io faccio il mio ordine, preparano la cassetta, tu paghi direttamente online e vai a ritirarla. È abbastanza comodo per quello che riguarda sicuramente l’utilizzo del tempo della persona che vuole comunque consumare il prodotto locale quindi non andando al supermercato come ci va lei a prendere magari pomodori a gennaio ma trovando sempre un prodotto magari valido e fondamentalmente io il tempo non lo impiego, però trovo altrettanto interessante. Infatti non ero a conoscenza della esistenza di questo tipo di sistema, invece proprio il fatto magari di dedicarci qualcosina di tempo in più e anzi di avere l’opportunità magari di andare anche dal produttore è molto interessante, tendenzialmente chi vuole mangiare bene poi è interessato a questo tipo di cose, almeno io lo sono.

Barbara Raimondi

Certo, diciamo che appunto ovviamente essendo un intermediario c’è un costo ed un sovrapprezzo che paga un po’ il consumatore o un minor prezzo che viene riconosciuto al produttore e questo è un po’ lo scotto del sistema, però io non sono così rigida perché uno deve fare anche il passo secondo la propria gamba, sopporto poco le persone che alzano sempre di più l’asticella: se sei solo vegetariano, poverino dovresti essere almeno vegano e poi se sei vegano, solo vegano però potresti essere cadutista, crudariano, nutrirti solo di quello che cade dagli alberi. L’importante è avere la visione in base anche al momento della vita in cui si è, dove si vuole spendere il proprio tempo eccetera, decidere che via prendere; sicuramente l’Alveare è un’esperienza che va in questa direzione, manca l’aspetto di condivisione con un gruppo perché tu la spesa, il tuo paniere lo costruisci da solo e ti manca un po’ le parte della conoscenza magari diretta del produttore ecc., anche se so che hanno un sito bellissimo per cui immagino carichino notizie, video interviste e quant’altro.

Dario

Però esatto la parte umana o di condivisione fondamentalmente viene a mancare, certo sì quella è la differenza penso una delle differenze principali.

Alberto

Barbara prima hai parlato di Flavio che io penso di conoscere, comunque io l’ho conosciuto bene perché conoscevo anche sua moglie e tra l’altro lui che aveva questa passione effettivamente per il cibo, mi ricordo che andava in Piemonte a scegliere già per conto suo il formaggio, il pollo lo andava a prendere da quello che lo allevava ruspante, eccetera eccetera. Ma lui era anche bravissimo in un’attività di stampa d’incisioni. Per un certo periodo lui a Bodio ha avuto un laboratorio, siccome facevo incisioni all’acquaforte, lui mi ha stampato diverse cose, era veramente bravo, cioè Flavio era uno meticolosissimo, in tutto quello che faceva. Poi quell’attività lì l’ha smessa e si è appunto dedicato completamente a questa cosa del cibo, alla Copac, che poi adesso però mi sembra sia chiusa, non sono riusciti a tenere il passo. Adesso vive nel nord della provincia.

Barbara Raimondi

Sì, si è trasferito, io non lo vedo veramente da un po’ di anni anche perché poi non era stato bene, però so che è andato a nord della provincia, queste sono le notizie che ho anch’io.

Alberto Tognola

Seguendo il tuo racconto molto molto interessante è chiaro che un GAS implica un impegno, un impegno che dev’essere anche un piacere ovviamente, quindi non è una cosa semplice da fare, poi appunto magari ci sono delle soluzioni intermedie tipo quelle che diceva Dario.

Abbiamo tenuto una serata con Massimo Crugnola sulla loro attività di agricoltura biologica e appunto ci diceva che hanno anche un negozio dove vendono i loro prodotti ma anche prodotti di altri, insomma quella è anche un’altra modalità e comunque sì credo che sia un argomento estremamente interessante anche per noi che ci stiamo occupando molto dei problemi, che anche nel primo video venivano messi in evidenza, della sostenibilità. Veramente anche l’esperienza del covid-19 ci ha messo di fronte a questo problema trattato dal primo video di stasera, video chiaramente fatto negli Stati Uniti che aveva anche tutte le caratteristiche degli Stati Uniti. Un dettaglio in particolare nella storia della radiolina che vendevano a 4 dollari 99. Ho vissuto per un certo periodo negli Stati Uniti e mi ricordo che c’era una grande catena di distribuzione che aveva questa pubblicità “Perché comprare a 5,02 quando puoi prenderlo a 4,99”? È proprio un sistema che si ritrova in quel video. Sono tematiche su cui noi stiamo puntando molto riguardo alla natura, al verde, agli alberi e poi ovviamente il discorso anche del cambiamento climatico è un discorso che va di pari passo anche con l’insorgenza di queste malattie che diventano così aggressive; quindi effettivamente bisogna fare queste riflessioni perché altrimenti come giustamente diceva anche il video non si riesce a uscire da quel meccanismo diabolico. Forse è già troppo tardi, io sono un po’ pessimista rispetto alla possibilità che l’umanità riesca a superare questa fase.

Comunque diciamo che è un argomento che ha l’attenzione del nostro gruppo, noi stiamo lavorando proprio con queste serate di formazione perché è un discorso di lungo respiro che stiamo facendo, cioè non riguarda solo le prossime amministrative, riguarda anche la creazione a Daverio di un gruppo di persone che sappia trasmettere poi questi elementi di coscienza che possono essere nei più svariati campi per creare una classe dirigente del futuro, questo è un po’ il nostro obiettivo.

Barbara Raimondi

Volevo solo collegarmi a una cosa che avevi detto tu rispetto anche alla pandemia, devo dire che questo sistema di acquisto è stato vincente proprio nel periodo della pandemia. Quando il supermercato l’anno scorso o non era frequentabile o non avevi voglia di frequentarlo per tutelare la tua salute, l’aver messo in piedi questo sistema prima, ci ha permesso di goderne in quel momento; chiaro, lo abbiamo dovuto un pochino adattare, nel senso che, soprattutto quando non ci si poteva proprio spostare dalla propria abitazione, ci siamo appoggiati ad una cooperativa sociale e quindi si è creato anche lavoro utile; andava la cooperativa sociale in quel “capannoncino” che vi ho detto prima, per loro era lavoro e quindi facevano loro quello che noi avevamo fatto sempre prima, cioè noi ci trovavamo lì, smistavamo noi, facevamo le cassette eccetera; di questo si è occupata la cooperativa sociale e noi quindi abbiamo potuto godere in periodo di pandemia comunque nonostante tutto della qualità dei nostri prodotti e attraverso una filiera che non solo ha aiutato il produttore, che in quel periodo era in difficoltà perché magari aveva un ritiro inferiore del proprio prodotto, ma abbiamo aiutato diciamo così la realtà distributiva; quindi per dire come è stata una scelta alla fine lungimirante.

L’altro aspetto che mi veniva da dire è che il GAS lo si può fare a 0 a 10 a 100, c’è come ci sono varie modalità di attuare il consumo critico anche la stessa esperienza del GAS; e mi viene da pensare ecco è molto impegnativo è difficile per esempio gestire il fresco; dopo vi faccio vedere un video di un minuto di un’evoluzione dei GAS in questa distribuzione del fresco che si chiama “Cooperativa Aequos” che è proprio una realtà nostra varesina, cioè ci si è messi insieme in più GAS proprio per gestire il fresco perché è difficile ma ci sono cose molto semplici: la pasta, il riso oppure il vino; adesso è un paio d’anni che non si fa, poi al mio GAS bevono troppo pochi e quindi non si riesce più, ma un paio di anni fa organizzavamo la vendemmia cioè non andavamo a fare la vendemmia però ci facevamo arrivare le damigiane in un circolo che ci dava gli spazi e imbottigliavamo. Quindi non so come dire ci sono diverse velocità: magari uno parte con qualche cosa che crea il gruppo con qualche cosa di piccolino di facile prodotti poco deperibili o l’olio magari. Non siamo un territorio di produzione d’olio quindi devi per forza fartelo arrivare da fuori e allora perché non abbattere il costo di trasporto o dalla Puglia o dal Garda o dalla Liguria, ci mettiamo insieme lo facciamo arrivare tutti insieme. Si può partire da poche cose magari facilmente gestibili e poi magari si crea il gruppetto. Il gruppetto poi si prende entusiasmo e poi magari aggiungere qualcosina, ecco per dire che anche in questa esperienza la si può modulare un attimino.

Vi faccio vedere questo video brevissimo, di un minuto per farvi vedere come la nostra provincia ha partorito una cosa che è un fenomeno anche studiato a livello nazionale nel senso che siamo riusciti a metterlo in piedi noi.

Ecco era solo per presentarvi anche l’upgrade dei GAS che rispetto a cose un pochino problematiche come la filiera del fresco, della frutta e della verdura si sono messi insieme e il video ha fatto vedere anche un upgrade del GAS rispetto ad altre categorie di acquisto oltre all’alimentare spesso c’è anche l’abbigliamento e a volte anche servizi tipo fornitori di Gas o energia elettrica o assicurazioni; ci sono stati degli anni di acquisti di auto ibride non so come dire il paniere ecco si è allargato, questo per dirvi che questa esperienza tra l’altro di distribuzione di frutta e verdura attraverso questa Cooperativa AEQUOS proprio ultimamente si è arricchita di una serie di produttori locali perché inizialmente l’esperienza si basava su produttori diciamo medi e di territorio molto vocati per l’ortofrutticoltura quindi soprattutto diciamo così centro Italia. Difficile era invece ragionare con le nostre piccole realtà e quindi con produzioni molto discontinue o comunque difficili anche da portare avanti nella stagione avversa, sappiamo che da noi da ottobre in avanti è difficile tirar su qualcosa e proprio grazie all’esperienza maturata da AEQUOS è stato possibile progressivamente inserire dei piccoli produttori, uno di questi è Massimo Crugnola e adesso i suoi prodotti sono all’interno del nostro paniere cosa che sembrava quasi impossibile 10 anni fa ma non perché non ci fosse la volontà, era proprio complesso gestire un numero di famiglie dalle richieste sempre altalenanti, l’esperienza poco a poco ha portato anche questa cosa.

Alberto

Bene, quindi un grande lavoro nel tempo, però è chiaro il concetto si costruisce qualcosa di alternativo fondamentalmente che ha altri valori alla base, molto interessante.

Barbara Raimondi

Poi non è che non si va più al supermercato perché i momenti di caos di lavoro che per cui ti dimentichi di fare l’ordine ti sei perso la data, non ce la fai e o alcune cose non le trovi, non siamo perfetti. però ecco la maggior parte degli acquisti prendono un’altra strada.

Alberto

E dal punto di vista economico così complessivamente negli anni qual è la valutazione che puoi fare adesso su questo tipo di acquisto?

Barbara Raimondi

Mi ritrovo con quello che diceva la ragazza intervistata del GAS di Fidenza che è chiaro che se confronto la mia spesa con una ipotetica spesa alla Lidl, ovviamente spendo di più; però se la paragono con prodotti di qualità di un supermercato convenzionale, risparmio. Però a volte risparmio anche sul convenzionale, cioè vi faccio l’esempio, quando è il momento della produzione delle mele noi le mele le prendiamo anche a €1,2

€1,3 al kg biologiche da un produttore locale, non sto parlando di mele a €4,00 al kg per cui sto parlando di prezzi concorrenziali anche rispetto al convenzionale, ovviamente in alcuni casi. Diciamo che si impara anche nel tempo a capire anche qual è il costo delle cose e proprio grazie a Flavio abbiamo capito che è difficile che un olio biologico costi meno di 7 – 8euro al litro, abbiamo imparato anche a creare una consapevolezza critica: quello che io non pago chi lo sta pagando? Il produttore che non riceve giusta retribuzione? L’africano tenuto in nero che fa i cartoni? e così via, e ripeto siamo famiglie normali, non siamo famiglie per cui arrivare a fine mese è scontato, ecco stiamo anche noi attenti. Bisogna un po’ fare attenzione perché che hai un delle oscillazioni di spesa un pochino più repentine. Uno magari va a fare la spesa quotidiana settimanale riesci a farla contenuta; se io faccio l’ordine della pasta due volte all’anno è chiaro che quella volta che lo faccio ho un’uscita di spesa un po’ più alta. Però tramite il conto che abbiamo in comune queste oscillazioni ,che prima erano molto sentite, cioè arrivava la pasta dovevo pagarla e quindi avevo magari in quel momento una uscita un po’ importante, adesso invece io magari ricarico il conto ogni mese di un tot, sempre quello, in base al mio stipendio, e quindi ammortizzo quelle impennate magari che avevo. L’olio per tutto l’anno, faccio un esempio, era una bella batosta. Poi hai bisogno un po’ di spazio ovviamente perché poi quando ti arriva la pasta per sei mesi dici vabbè adesso dove la metto, quindi occorre un pochino riorganizzarsi però appunto io a volte la prendo giusta, a volte la finisco dopo due mesi insomma bisogna essere anche un po’ tolleranti, con se stessi.

Anna Maria

Barbara posso chiederti una informazione, una dimensione media equilibrata funzionalmente attiva di un gruppo di acquisto solidale, esiste? anche per avere una cosa che funzioni in modo dinamico senza un eccesivo impegno, la dimensione qual è?

Barbara Raimondi

Secondo me potrebbe essere una quindicina di famiglie, cioè famiglie intese come nuclei, persone singole famiglie, una quindicina diciamo di membri attivi, poi oltre invece magari i 40 diventa invece un pochino più complesso da gestire, sai cosa, quando si è in tanti si creano magari un po’ due velocità, cioè che lavorano un po’ a ruota però la cosa bella di lavorare insieme è anche un po’ tollerarsi a vicenda nei momenti di reciproco bisogno, cioè faccio un esempio: Elisabetta ed Orlando anni fa erano più impegnati sul fronte lavorativo ed impiegavano il loro tempo un pochino così come noi, adesso più sgravati da questo aspetto, sono i salvatori del nostro GAS: se c’è il produttore in ritardo che non riesce ad arrivare il sabato ma ti chiede se può arrivare lunedì mattina dove magari in 15 su 20 lavoriamo, ecco che i due pensionati arrivano in soccorso e riescono a prendere loro l’ordine, piuttosto che si sa quando magari i genitori diventano anziani ci sono dei mesi in cui ci si deve assentare dalla vita attiva del GAS e ci sta, se ci si conosce tutto questo è tollerato, è nella dinamica normale delle cose.

Non ho mai sopportato tanto le associazioni che fanno sempre autocommiserazione, cioè se fai parte di un’associazione è perché ti piace farlo, bisogna un po’ tollerarsi, c’è un momento in cui puoi dare di più, un momento in cui puoi dare meno, però diciamo che 15 nuclei dà la possibilità a tutti di stare un po’ in panchina, perché a volte serve un po’ stare in panchina e un po’ attivi. Ecco, meno di 10 diventa un po’ difficile. Però come dicevo all’inizio dipende, si può partire da pochissime cose vino riso e pasta e poi a poco a poco quando prendete dimestichezza aumentate i prodotti, poi è difficile fermarsi nel senso che poi ci prendi gusto.

Anna Maria

Ma anche come costituzione esiste una costituzione legale voglio dire?

Barbara Raimondi

Ecco noi per facilitare tutta una serie di passaggi anche proprio di pagamento, perché appunto poi nel tempo siamo diventato un GAS di 30 famiglie, ti ripeto quando io devo fare il bonifico di €3000 di arance che non erano miei me li avevano dati, però io andavo in posta e li versavo, mi facevo un po’ un problema il fatto che queste 3000 di arance fossero intestati alla Barbara Raimondi, per cui il passare alla dimensione associativa è sicuramente una cosa che risolve molto, magari per un neo gruppo è difficile già dire facciamo l’associazione, secondo me si può partire un annetto in maniera un po’ spontanea, facendo piccoli ordini, suddividendoli ecc. poi nella misura in cui prende piede, si decide la forma. So di alcune realtà in cui magari il Circolo si fa lui tra virgolette da soggetto fiscale, la piccola cooperativa di consumo, ci possono anche essere queste partnership interessanti poi dal punto di vista gestionale.

Alberto Tognola

Bene, ci sono altri altre domande altri interventi?

Sembrerebbe di no quindi forse adesso se vuoi concludere, direi che possiamo poi salutarci. Come ti dicevo poi noi la serata la trascriviamo. Poi mi ricordo che anche Elisabetta ci aveva fatto vedere un video quindi chiederò a lei metteremo su anche quelle e così anche gli altri potranno vederlo.

Io penso che sia stato molto interessante, un po’ come tutte le serate che facciamo, sono temi un po’ nuovi, insomma anche se sono tanti anni che sono un po’ nell’aria, ma forse adesso un po’ tutti noi ci stiamo ponendo una serie di questioni in vista di quello che dovremmo fare in questa presentazione della nostra lista e proprio questi temi sono i temi che ci interessano perché li riteniamo basilari, sono tutte delle tematiche che declinano un’impostazione di fondo che è quella che dicevo prima. molto ambientalista su cui vogliamo insistere assolutamente perché pensiamo che sia necessario farlo. Quindi lascio a te Barbara la conclusione.

Barbara Raimondi

La conclusione diciamo un po’ come è stato nelle varie cose che avevo già detto, in ogni caso ci tenevo anche ad esprimere un pensiero di Elisabetta che mi ha mandato tramite un messaggio, spesso ci si avvicina a questo modo di acquisto un appunto con la consapevolezza iniziale che si fa un atto politico quindi che andiamo ad agire sulla scelta del consumatore, ci avvicina soprattutto per la salute magari, pensando al biologico dei cibi che ci fanno bene eccetera e poi alla fine ci si trova con un gruppo di amici. Ecco, le motivazioni spesso poi evolvono nel tempo e veramente il gruppo diventa un collante e a sua volta una motivazione, i nostri figli vedono nelle altre famiglie gli amici del GAS, perché sono gli amici del GAS, abbiamo organizzato gite, abbiamo scoperto molto tra l’altro come gruppo, anche l’autoproduzione : fare il pane piuttosto che saponi naturali eccetera, ogni tanto facevamo questi incontri in cui ognuno di noi insegnava a quell’altro, magari con l’idea semplicemente di comperare l’olio biologico e poi ci si ritrova con un gruppo di amici di casa. Ecco questo è un po’ il rischio, però ve lo auguro.

Alberto

Grazie tantissime Barbara del tempo che ci hai dedicato, è stato estremamente interessante credo per tutti noi e quindi lo trasmetteremo anche agli altri. Bene, grazie tantissime Barbara.

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